“Flavio cosa faccio quando un cliente a cui chiedo “Quali risorse puoi usare per affrontare questa situazione?”, non sa rispondere?”
Spesso ci troviamo davanti a clienti che non riescono a vedere nessuna via d’uscita, nessuna capacità personale, come se il problema avesse oscurato tutto il resto. In quei momenti, mi torna sempre utile una tecnica che all’inizio sembra strana, quasi controintuitiva: chiedere loro “Come potresti peggiorare questa situazione?”.
Lo so, suona paradossale. Ma è proprio questo il punto. Quando chiediamo di immaginare il peggio, si disattiva quel filtro critico che spesso impedisce di trovare risposte. Non c’è più la pressione di “dover rispondere bene” e, paradossalmente, proprio nel descrivere ciò che sarebbe deleterio, emergono in controluce le strategie utili. Oppure, se ciò non dovesse avvenire, il panorama di “elementi peggiorativi” racconta, per opposto, quelli migliorativi.
Una persona che procrastina, per esempio, potrebbe rispondere: “Se volessi peggiorare, mi sveglierei ancora più tardi, starei tutto il giorno sui social, non farei nessun piano”. Ed ecco che, mentre lo dice, si rende conto che svegliarsi prima, limitare i social e pianificare sono proprio le cose che potrebbe iniziare a fare per migliorare.
Potrebbe accorgersene da sola, oppure avere bisogno di un incoraggiamento: “Quindi, mi stai dicendo che se continuassi a fare così le cose peggiorerebbero… Potrebbe essere una buona idea iniziare a fare qualcosa di diverso? Anche qualcosa di piccolo.”
Oppure una persona con difficoltà relazionali potrebbe dire: “Per peggiorare potrei ignorare i colleghi, rispondere male o essere costantemente negativo”. Ecco che da lì nasce un’illuminazione: forse il contrario potrebbe essere utile. Magari iniziare a parlare con loro, essere più collaborativa, cercare di vedere anche i lati positivi delle situazioni.
È sempre una buona idea chiedere se ciò che proponiamo è una buona idea: “Ha senso per te fare queste cose? Potresti provarci? Andrebbe nella direzione dell’obiettivo che ci siamo dati?”.
A volte mi chiedo perché funzioni così bene.
Forse perché, nel paradosso, liberiamo la creatività. O forse perché, spostando lo sguardo sul “peggio possibile”, ci accorgiamo di possedere già una bussola interiore che ci indica la direzione opposta, quella del miglioramento.
E non è solo utile per chi si sente bloccato. Io stesso, quando mi trovo davanti a situazioni complicate, ogni tanto mi chiedo: “Ok, come potrei far andare tutto ancora peggio?” E sorprendentemente, mi aiuta a vedere cosa posso fare invece per aggiustare le cose.
Mi piace pensare che ogni tecnica, anche quella più semplice, abbia il potenziale di cambiare il modo in cui guardiamo ai problemi. E questa, del “Come peggiorare”, è una di quelle che porto sempre con me.
Voi l’avete mai sperimentata? Vi piacerebbe provarla? Penso che condividere riflessioni ed esperienze sia il modo migliore per crescere, come professionisti e come persone.
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