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Dovresti parlare di Terapia a Seduta Singola. Se la pratichi dovresti farlo e se ne sei un detrattore anche – anzi, forse pure di più.

Il mondo ha bisogno di idee. Forse a volte appaio contraddittorio, perché dico “Devi studiare” e poi “Non farti tanti problemi: esponi le tue idee!”. Nella mia mente questi messaggi sono rivolti a due audience: chi pensa di non essere abbastanza e chi non ha abbastanza pensato. Ai miei occhi i primi parlano troppo poco e i secondi semplicemente troppo.

Dovresti venire a Chicago perché puoi. Perderai soldi e giorni di lavoro, ma tutto sommato, al ritorno, la tua carriera è più probabile che abbia avuto degli spunti per migliorare che dei deficit che la faranno collassare.

E dovresti venire per parlare delle tue idee – o, bada bene, anche solo per ascoltare: non devi PER FORZA avere delle idee; anzi, viva Dio se non sei uno di quei secondi di cui sopra.

Se però sei una di quelle persone che pensano: “Eh ma chissà se è una buona idea. Ma non credo che presentare il mio caso clinico sia un granché come iniziativa. Ma non penso che questo concetto sia davvero interessante” allora dovresti davvero provare a parlarne. Per due motivi.

Il primo è che sarei curioso di vedere se sei vittima dell’effetto Dunning-Kruger, per il quale “individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media”, mentre individui più esperti, ampliando sempre più la propria consapevolezza della complessità di quel campo pensano di essere meno preparati di quello che sono.

Il secondo è che c’è una commissione di pari pronti a dirti: “Guarda, mi spiace, la tua idea non va bene per questa occasione.” Ed è un bene. Perché puoi chiedergli perché o ragionarci tu stesso.

A scuola quando ricevevo dei voti sotto la sufficienza spesso non mi veniva spiegato perché, non c’era tempo. Ora quel tempo me lo prendo io.

Dovresti venire a Chicago. Ad ascoltare o a provare a parlare. Ce n’è bisogno. Per te, per noi.

 

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