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Cosa significa “efficace” in psicoterapia?

Recentemente mi sono imbattuto nell’articolo di Scott Lilienfeld, pubblicato su World Psychiatry nel 2019, intitolato “What is “evidence” in psychotherapies?”.

L’articolo esplora il concetto di “evidenza” nel contesto delle psicoterapie, sottolineando come l’approccio dell’evidence-based medicine (EBM) abbia influenzato anche la psicoterapia.

Nato all’inizio degli anni ’90, l’EBM mira a fondare la pratica medica su interventi scientificamente supportati e a evitare quelli non scientificamente validati.

Nel campo della psicoterapia l’evidenza è spesso rappresentata da 3 elementi:

1) la migliore evidenza disponibile sull’efficacia,
2) l’esperienza clinica e
3) le preferenze del paziente.

Tuttavia, nonostante gli sforzi per implementare questo approccio, è noto quanti dubbi rimangano rispetto a come l’evidenza venga concettualizzata e applicata.

Così l’autore esamina l’importanza delle Terapie Empiricamente Supportate (EST), che seguono criteri specifici per essere considerate efficaci.

Tuttavia mette in discussione la validità di alcune di queste linee guida, ad esempio perché permettono a tecniche di dubbia scientificità di essere considerate “evidence-based”. Tra queste tecniche cita alcuni metodi e modelli che si basano su meccanismi a sua detta non scientifici.

Lilienfeld propone quattro linee guida per migliorare la valutazione dell’evidenza.

Primo, sottolinea l’importanza della replicabilità, poiché due soli studi positivi non sono sufficienti a convalidare un trattamento. Questo è infatti il criterio attuale: bastano due studi indipendenti di successo per convalidare qualunque metodo.

Secondo, l’evidenza non dovrebbe basarsi solo sul miglioramento sintomatico, ma includere anche misure che valutino il funzionamento nella vita quotidiana dei pazienti. “Benessere”, lo sappiamo, è un costrutto complesso (tanto che in inglese c’è la differenza tra efficacy ed effectiveness).

Terzo, Lilienfeld evidenzia la necessità di considerare i possibili effetti iatrogeni di alcune terapie, spesso trascurati negli studi.

Inoltre, l’autore sottolinea l’importanza di valutare la plausibilità scientifica del razionale dietro ogni trattamento.
Quest’ultima parte è di particolare interesse per me, in quanto invita a ragionare sulle spiegazioni date rispetto ai meccanismi di funzionamento di qualcosa: solamente perché funziona non vuol dire che sia vero. Dove “vero” sta per “la spiegazione che abbiamo dato è la migliore possibile in base alle nostre attuali conoscenze”.

L’articolo di Lilienfeld chiude affermando che la psicoterapia deve abbracciare una concezione multidimensionale dell’evidenza, che includa replicabilità, qualità metodologica, possibilità di danni e plausibilità scientifica, per poter aspirare a standard scientifici più rigorosi.

Bello. Semplice. E che porta in campo riflessioni che dovremmo sempre tenere in vita.

Riferimenti

Lilienfeld, S. O. (2019). What is “evidence” in psychotherapies? World Psychiatry, 18, 245–246.

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