– Flavio qual è la tecnica giusta? Qual è l’approccio migliore?
Giusta per cosa? Migliore per chi?
“Il compito della ricerca scientifica è lo sviluppo di metodi e tecniche utili per uno scopo specifico” dice Watzlawick.
Credo che raggiungerò nuove incertezze dalle mie ricerche. Studio, e studiando amplio il mio non-sapere. Non posso trovare la tecnica giusta, l’approccio migliore, perché “giusto” e “migliore” non sono proprietà necessarie e a priori. Non appartengono all’approccio in sé, come se esso esistesse in una forma e un uso slegati dalla sua applicazione. La forchetta è giusta per gli spaghetti, non per il brodo. Non può essere “giusta in sé”.
– Ma qual è l’approccio giusto per l’anoressia? La tecnica giusta?
Insegniamo tecniche e approcci, ma non puoi pretendere che la loro giustezza sia a priori.
– A priori da cosa?
Dalla persona.
Le percentuali di successo parlano di ridondanze applicative che lasciano fuori dal mucchio un mucchio di persone. Se la tal terapia ha il 60% di successo con l’anoressia ti dice poco sulla ragazza che hai di fronte. Se aderisci strettamente e unicamente ad essa stai tirando una moneta truccata che ha probabilità di dare il risultato che vuoi 6 volte su 10.
– Meglio di niente.
Ma l’alternativa non è “niente”. Né andare a caso. L’alternativa è capire chi hai di fronte. Capire come da “anoressica” si passa a Sara. Come da Giorgia si arriva alla tecnica X. E poi indietro, e avanti ancora.
Arte e scienza. Forse, quando procediamo alla sua applicazione non c’è scienza senza un filo d’arte, come quando ci stupiamo della serendipità, o di come risolve le cose MacGyver.
Di sicuro, chiedendosi chi si ha di fronte durante la seduta.
Questo è l’approccio migliore.
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