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Non “come”, ma “perché” sono nate le Terapie Brevi? E perché chiedersi il “perché” può essere una tappa di un percorso di liberazione?

 

Io la racconto così.

 

Durante la Prima e soprattutto Seconda GM i soldati tornavano dal fronte con quello che oggi definiremmo PTSD. Gli Stati dissero ai loro medici e psicologi: “Questi devono tornare sul fronte tra otto settimane, non tra otto anni. Inventatevi qualcosa.”

 

Quante volte conoscendo il “cosa”, ma non potendo attuare il “come”, te ne inventi uno nuovo?

 

Negli anni successivi alla 2GM, negli Stati Uniti la salute mentale venne presa fortemente sul serio. C’era un’America fatta di povertà e disadattamento, che si riversava nelle strade sotto forma di disagio mentale e piccola criminalità. A molti, specialmente a quelli che ben pensano, non piaceva.

Ancora una volta fu lo Stato a intervenire.

In un momento storico in cui avere una laurea significava avere soldi e in cui, allora come oggi, tra chi ha soldi si trovava poca propensione a sporcarsi le mani, medici e psicologi spesso non erano interessati all’idea di fare il loro lavoro in strada, con persone difficili da aiutare e poco propense a seguire le ortodossie del setting.

Così, lo Stato aprì la cura mentale ad altre figure, che poco sapevano di medicina e psicologia e che dovettero e vollero attingere ad altre discipline per elaborare metodi che non prevedessero lettini e quattro appuntamenti settimanali.

 

Capisci la libertà?

Se non la capisci ancora, c’è il COVID.

 

A proposito della terapia online, Vittorio Lingiardi e Guido Giovanardi dicono (2020): “È possibile sperimentare una simile connessione anche on-line, via Skype? Secondo noi, sì”.

Giorgio Nardone anche ha affermato che, se un tempo credeva che la terapia online fosse meno efficace, col COVID si è dovuto ricredere.

 

Se la teoria non coincide con i fatti, la realtà ti prenderà a schiaffi fino a fartela cambiare.

 

Kenneth e Mary Gergen dicono che “senza costrutti non c’è nulla degno di essere perseguito”, ma non prima di aver affermato che “tutti i costrutti porranno dei limiti alla nostra vita” (2012, p. 68).

 

La libertà dai costrutti. Ecco cosa non puoi avere.

Ma puoi saperlo. Questa è la libertà.

 

 

Riferimenti bibliografici

Gergen, K. & Gergen, M. (2012). Therapeutic communication from a constructionist standpoint. In A. Lock & T. Strong (Eds.), Discursive perspectives in therapeutic practices, pp. 65-82. Oxford University Press.

Lingiardi, V. & Giovanardi, G. (1 aprile 2020). Terapie e terapeuti online. Sito: ilsole24ore.it

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