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– Non capisco questa strada.
– Non puoi capirla, perché non è la tua.
– Come faccio ad orientarmi, a dare un senso?
– Come hai fatto finora.
– Ma la strada, finora, la conoscevo.
– Ma ciò che fa la differenza non è quanto bene conosci la strada, è quanto bene conosci te stessa.

Non puoi fare il Terapeuta Strategico se confondi ancora l’idea che essere l’esperto del cambiamento significhi essere l’esperto di ciò che è giusto per il tuo cliente.

Non puoi aiutare una persona a trovare la sua strada, se a guidare sei tu.

– Ricorda sempre, Flavio, che la terapia è come un campo da golf, dove il cliente è il giocatore e tu sei il caddy.

Tu pensi di sapere cosa sia giusto per lui.
Tu pensi di avere le tecniche.
Ma a che servono le tecniche?
In ultima analisi, a creare nuovi significati (“Posso tollerare lo sporco”, “So stare senza di lui”, “Questo dolore non mi ucciderà”, “Io mi piaccio”).
Ma quei significati non possono essere i tuoi.

E non è nemmeno facile che siano quelli che hai pensato tu, quelli che le teorie, le società, le vite degli altri – la tua vita – ti hanno dettato.

Quali sono i tuoi significati?
Quali sono i significati che guidando il tuo agire terapeutico?
Quali sono i significati che guidano la tua vita?

La tua vita.
Quella che non può scegliere “a sentimento”, ma solo per dei silenziosi “perché”.

Ti assicuri di vederli, di osservarli mentre sono al volante?
Ti assicuri di non esserne stregata, rapita, sottomessa?
Ti assicuri che, nel goderti il viaggio, su quei tuoi occhi persi, sulle tue labbra schiuse, riposi sempre in attesa una domanda: “Perché questa direzione?”

 

da Instagram, 13/02/2023

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