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Instagram. Scorro. Vedo questa frase.

“Ho una sola vita…”
D’un tratto l’evidente deficienza di questa realtà mi investe come un bicchiere d’acqua svuotatomi in faccia da una ragazza che, però, mirava al suo partner, non a me.

Non pensavo di avere più di una vita.
Né vivevo senza questo pensiero.

Poi ho letto questa frase.
Per sbaglio, per giunta.

Risoluzione annuale: sprecare meglio la mia vita.
Implicazione: non puoi far altro che sprecarla, la vita.

E questa conclusione cos’è?
Un’affermazione post-nichilista?
Un’antieroica dichiarazione di cinismo millennial?
O forse una stanca raccomandazione da boomer:
“Non credo tu possa fare altro che sprecarla, la vita. Sprecala bene”.

Cosa suona peggio?
Cosa suona meglio?
Cosa suona in accordo con le tue vibrisse, capace di farti dire alla giusta frequenza – quella che sei in grado di percepire – “Ho una sola vita…”?

Un modo che conosco per sprecare bene la vita è studiare.
Perché la tua tracotante convinzione di sapere come far andare le cose nella tua vita si è fermata al significato di “tracotante”.

Massimo Pola mi disse: “Sei un coatto”.
“Non posso esserlo” gli risposi. “Perché non so cosa sia”.
La mia filosofica risposta lo zittì.
Ma avevo comunque torto.
E, per fortuna, undici anni.


Post Scriptum:

“Perché dovrei studiare? Cosa fa dello studio una cosa più importante di altre da perseguire in questa vita? Dammi una ragione per cui dovrei farlo.”
No.
Ecco perché dovresti studiare.

 

da Instagram, 09/01/2023

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