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Fine anni ‘80: Moshe Talmon, psicologo israeliano, in California, presso una struttura sanitaria fa una scoperta disarmante, che cambierà la storia della psicoterapia.  Ci troviamo a San Francisco, in California, presso una delle strutture ospedaliere del Kaiser Permanent. Moshe Talmon, giovane psicologo che in quel periodo lavorava lì si trova nell’ufficio del capo dipartimento. A un certo punto gli cade l’occhio su una cartella zeppa di fogli con su scritto: “Drop out degli ultimi anni”. I drop-out sono i casi in cui il paziente ha interrotto prematuramente il trattamento, cioè prima che il terapeuta ne abbia decretato la fine. Moshe chiede se può dargli un’occhiata e il direttore non ha nulla da obiettare. E qui c’è la prima scoperta. Moshe si accorge di un dato ridondante:  molte persone vengono per una e una sola seduta. Possibile? Moshe controlla meglio e si rende conto che questo dato è trasversale a qualunque professione, approccio o diagnosi. Non importa che si parli di psicologi, psicoterapeuti o psichiatri… Non importa che essi pratichino la terapia cognitivo-comportamentale, familiare, strategica o psicodinamica… Non importa che la diagnosi sia agorafobia, depressione, o schizofrenia. In tutti questi casi, una gran quantità di persone si è presentata per una sola volta, e poi non è più tornata. Osservando meglio Moshe si rende conto di una verità che negli anni a seguire venne constatata in qualunque setting psicoterapeutico di qualunque Paese – anche in Italia, grazie alla ricerca dell’ICSST: e cioè che  1 è il numero più frequente di sedute in psicoterapia. Significa che 1 è la moda.  Significa che se prendi tutte le persone che hanno fatto una sola seduta e poi basta, saranno di più di quelle che hanno fatto solo 2 sedute e poi basta, e di più di quelle che ne hanno fatte solo 3 e poi basta, e di più di quelle che ne hanno fatte solo 4 e poi basta…Ma perché mai, si chiede Moshe?!  Per rispondere, lo psicologo israeliano alza la cornetta e chiama 200 suoi pazienti, visti una sola volta, ponendogli questa domanda: come mai hai deciso di lasciare la terapia dopo un’unica seduta? /Peraltro, la metà di essi viene chiamati da una collega, per ridurre il bias legato alla desiderabilità sociale. Ebbene, Moshe non crede alle sue orecchie:  il 78% di essi risponde che, semplicemente, quell’unico incontro era stato sufficiente e non sentiva di aver bisogno di altri incontri. Quello fu l’inizio di tutto. Moshe si metterà con Bob Rosenbaum e Michael Hoyt per fare un primo test su 58 nuovi pazienti ottenendo risultati analoghi. Da allora centinaia di ricerche in tutto il mondo hanno confermato queste 3 realtà: 1. Che il numero più frequente di sedute in psicoterapia è 1. 2. Che, quando proponi una TSS, quando cioè ne adotti i metodi specifici per massimizzare l’efficacia di una singola seduta , il 40-60% dei pazienti ritiene che quell’incontro è sufficiente 3. Che il 60-80% di essi mantiene il risultato al follow-up. Insomma, che tu ci creda o no, il numero più frequente di sedute in psicoterapia è 1. Che tu ci creda o no, se assumi un metodo teso a massimizzare l’efficacia di quell’incontro, 4-6 persone su 10 lo riterranno sufficiente. Che tu ci creda o no, di quelle, 6-8 su 10 effettivamente riporteranno di stare molto meglio anche ai follow up e non chiederanno altre terapie. Per i sistemi sanitari questa è una rivoluzione in atto, ancora da recepire completamente: immagina la possibilità di ridurre drasticamente le liste d’attesa, di dare risposte immediate, di rendere subito le persone più competenti nell’affrontare i propri problemi. CSM, consultori, SERD e altri centri possono così rendersi più efficienti, migliorare l’uso delle risorse e diminuire il tempo necessario per la presa in carico. Ma anche ridurre i drop-out, poiché in una logica di “stepped-care” inizierebbero con la cosa più semplice di tutte, una TSS, e non con una utile ma scoraggiante batteria di test. Non è un caso che sempre più ASL stanno chiamando noi l’ICSST e chi lavora con noi per fare questo tipo di consulenza per imparare a erogare la TSS. E agli psicologi privati conviene fare una TSS? Ve lo dico nel prossimo video.

Flavio Cannistrà

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