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Nel 1956 esce l’articolo “Verso una teoria della schizofrenia”. Fu un approccio rivoluzionario alla comprensione del più grave tra i disturbi mentali, che valse al famoso Gruppo di Palo Alto, numerosi riconoscimenti.  Tra questi autori c’era Don D. Jackson, che vinse il premio Frieda Fromm-Reichmann per gli studi sulla schizofrenia e che fu, insieme a Watzlawick, co-autore di Pragmatica della comunicazione umana. Don Jackson è famoso per tantissime cose, purtroppo è scomparso prematuramente, ma in particolare  per aver praticamente inventato la terapia familiare e per aver applicato il suo metodo a casi gravi: famoso è quello in cui, con un paziente paranoide che sosteneva che i suoi nemici stavano registrando la loro seduta, lo “costrinse” a mettere sottosopra lo studio in cerca della cimice, finché quello non “rinsavì” e disse: “ok forse ho bisogno di cure mi sto inventando tutto”. Tra gli autori di “Verso una teoria della schizofrenia” c’era anche John Weakland, uno dei più bravi terapeuti del Mental Research Institute nonché co-autore dei due libri, Change e la Teoria del Cambiamento, che hanno dato vita alla Terapia Breve modello MRI, oggi nota come Terapia Strategica. John, oltre a essere considerato da tutti uno dei migliori psicoterapeuti del gruppo, nonché l’ideatore del costrutto di “tentate soluzioni disfunzionali”, fu anche il mentore di Steve de Shazer, padre della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Questo approccio, oggi il più praticato nell’ambito delle Terapie Brevi, ha fatto la sua fortuna anche grazie agli enormi successi ottenuti in particolare, non solo naturalmente, con due tipi di problematiche: le dipendenze da alcol e da droghe. Tornando agli autori dell’articolo, non possiamo dimenticare Jay Haley, padre della Terapia Strategica Familiare. Nel suo libro “Il distacco dalla famiglia”, mostra terapie e riporta dati del successo del suo metodo con casi di dipendenze, di violenze e anche di psicosi – ma quest’ultimo c’è solo nella seconda edizione, in inglese. Haley fu anche colui che permise a tutto il mondo di conoscere Milton Erickson, in particolare divulgando le sue opere in due testi fondamentali: Le nuove vie dell’ipnosi e Terapie non comuni. Erickson, per chi non lo conoscesse, è praticamente colui che ha inventato le terapie brevi per come le conosciamo oggi – o, per meglio dire, è il terreno fertilizzato da cui esse sono nate. E l’ultimo autore? L’ultimo autore, ma prima firma, era Gregory Bateson, il cui pensiero ha influenzato una quantità spropositata di autori e di campi del sapere: le psicoterapie sistemiche, l’ipnosi, le terapie brevi e altri approcci non sarebbero dove sono ora, e molte non sarebbero nemmeno nate, senza il suo contributo.  Cosa ci dice tutto questo? Che le Terapie Brevi, come peraltro spiego nel primo giorno alla nostra Scuola di Specializzazione, sono nate dagli studi e dalla pratica con i più difficili casi che un terapeuta si trova in studio. Direi che solo questo dovrebbe dissipare le osservazioni di chi pensa che siano “approcci di superficie”, ricordandoci che tutto è partito da una teoria della schizofrenia.

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