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La prima volta che ho visto di persona Michael Hoyt è stato quando ho preso l’aereo per andare a Palo Alto, in California, presso lo storico Mental Research Institute. Michael tenne una formazione in Terapia a Seduta Singola e io ero l’unico straniero del gruppo. Ma più che quella formazione di quei giorni ricordo i giorni successivi,  le nostre passeggiate presso Mill Valley: non so cosa vide in me, ma mi ospitò a dormire a casa sua a stare con lui e la moglie Jennifer, e così avemmo il tempo di chiacchierare per le strade del borgo e lungo i sentieri del bosco circostante. E ora immaginaci insieme, negli anni seguenti, nei luoghi più disparati del mondo: in un road trip lungo la Route 1 che collega San Francisco a Los Angeles; alla guida della mia macchinetta per le tortuose strade della Costiera Amalfitana; a piedi nei sentieri boscosi della Nuova Zelanda. Tutto il tempo insieme, tutto il tempo a parlare di Terapia Breve. E’ così che è nato Brief Therapy Conversation, dalle nostre chiacchierate e dal mio bisogno da giovane terapeuta come funzionassero certi quesiti, come si poteva dare risposta a certi quesiti delle Terapie Brevi: qual è il ruolo della relazione in psicoterapia breve e com’è possibile stabilirla in poco tempo, se tante altre psicoterapie dicono che non si può fare? Che cos’è veramente la diagnosi e quale influenza ha nel determinare il successo – o l’insuccesso – terapeutico? Quanto conta il mindset del terapeuta nel determinare l’esito della terapia e quanto i terapeuti sono davvero consapevoli del proprio mindset? Qual è il segreto, che sottostà alle famose tecniche delle Terapie Brevi e come possiamo fare a capire quali siano le migliori per i nostri clienti? Lungo un periodo di circa due anni ho intervistato Michael su questo e altri temi, registrando ogni nostra conversazione. Alla fine, abbiamo fatto trascrivere tutto – a proposito, grazie Valentina Stagnaro – e ci siamo messi nuovamente a lavorare sopra il testo. In pratica per quasi altri due anni abbiamo lavorato sulle trascrizioni: le abbiamo adattate per un testo scritto, abbiamo arricchito delle parti, abbiamo inserito note e riferimenti bibliografici. Il risultato finale, è questo: Brief Therapy Conversation. Exploring Efficient Intervention in Psychotherapy, un libro di Terapia Breve in forma conversazionale. E’ un libro di cui vado molto orgoglioso, perché è esattamente nella forma che avevo in mente all’inizio: si può leggere tranquillamente sotto un ombrellone o davanti a un caminetto acceso, senza troppo impegno, lasciandosi coinvolgere dalle nostre conversazioni, dagli scambi che abbiamo sugli argomenti di Terapia Breve. // Contemporaneamente, però, si presta a una, due, tre o più riletture, perchè puoi andare a prendere quello che noi abbiamo detto e a vedere quali sono tutte le implicazioni e gli apprendimenti che emergono dalle nostre conversazioni. Michael in particolare riesce a rispondere approfonditamente a ogni mia domanda, dandomi modo di riflettere ad alta voce a cui successivamente Michael si lega per nuove riflessioni. E lo fa con uno stile a mio parere a metà strada tra l’evocazione ericksoniana, fornendo aneddoti, metafore e racconti le sue considerazioni e a metà tra una didattica accademica mai pesante, forte delle sue enciclopediche conoscenze. E’ ovvio che per me questo è un libro di cuore, perché ho potuto scolpire nella pietra il mio rapporto con il mio mentore. Cionondimeno, sono pieno di orgoglio per la riuscita di questa impresa: far parlare quello che probabilmente è il più grande esperto di Terapie Brevi consegnando a un testo quello che, a mio parere, è uno dei suoi più grandi contributi alla psicoterapia.

Flavio Cannistrà

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