Mi trovavo nel Centro di Salute Mentale di una ASL, dove svolgevo tirocinio. Il ragazzo che stavo vedendo, per la prima volta, aveva chiare percezioni paranoiche. Io lo ascolto in silenzio mentre mi parla di quanto certe persone lo facciano uscire di testa e di quanto questo lo faccia uscire fuori di testa, al punto di volergli menare. A quel punto fissa lo sguardo sui miei occhi e dice: “Ed è esattamente come mi stai facendo sentire tu in questo momento”. Io cado dal pero: “Io?” gli dico genuinamente visto che stavo davvero ascoltando quello che mi stava dicendo con interesse, e lui risponde “Sì”. A quel punto guardo in aria e gli dico: “Sai… beh… è che a volte… Hai presente la sala d’attesa?” indicando con il dito dove si trovava la sala d’attesa. Lui cambia impercettibilmente lo sguardo. “Quella da cui sei entrato oggi, no?” “Sì” mi dice lui. “Ecco” continuo, “uno non ci pensa, ma… Magari entri, c’è gente… – c’era gente oggi?” gli chiedo. “Si’” risponde dopo un attimo di esitazione. “Beh” continuo “entri, c’è gente e magari pensi… magari uno pensa ‘Chissà cosa pensano gli altri di me’. E a quel punto si guarda intorno per cercare di capirlo. E magari poi trova qualcuno che lo sta guardando, che lo guarda di rimando perché si accorge di essere guardato e a quel punto pensi che effettivamente stava pensando qualcosa di te, che poi magari l’altro non stava pensando niente, semplicemente ricambiava il tuo sguardo o magari ti stava guardando per caso o non ti stava guardando affatto. Vedo in lui la difficoltà nel seguirmi, come forse avrete avuto anche voi, e a quel punto gli dico: “Come va ?” e lui mi guarda e mi fa “Meglio”. Goleman ci ricorda che una delle cose che possiamo fare quando ci troviamo di fronte alla rabbia è… usare la distrazione. Mentre lo sfogo è un mito bello e buono, in particolare quello fisico, la distrazione davvero aiuta. Aiuta a ridurre la carica emotiva. Nel mio caso portai volutamente l’attenzione del cliente da un’altra parte, volutamente usando un discorso volutamente sconclusionato, caotico, che sembrava non avere né capo, né coda, difficile da seguire. L’ispirazione, ovviamente, me la diede la tecnica della confusione elaborata da Milton Erickson. Un altro modo per sedare la rabbia è usare la razionalizzazione. In generale, l’attività dei lobi prefrontali modera e inibisce, diminuisce quella del sistema limbico. In altre parole, l’attivazione del pensiero razionale, magari associato al linguaggio, interferisce con un incendio emotivo in corso, raffreddandolo. Di fronte a una persona che sperimenta un’intensa rabbia potresti pertanto trovare degli escamotage per attivare i suoi lobi prefrontali. Nel video Come gestire la rabbia spiego alcune tecniche, ma più in generale possiamo prendere in considerazione questo funzionamento universale. Riuscire a far distrarre la persona o permettere alla razionalità di interferire possono essere degli stratagemmi funzionali. Ovviamente devi stare attento a non produrre l’effetto opposto: spesso, quando una persona collerica si “sfoga”, la spiegazione razionale di un’altra persona non funziona. Il problema potrebbe essere che si usano parole che alimentano la rabbia, anziché sedarla, che nutrono il sistema limbico. Un buon modo di usare questa cosa in seduta è far razionalizzare la persona stessa, attraverso l’uso di domande esplorative e depotenzianti: anziché cercare di condurlo “a capire”, e anziché cercare di calmarlo, fargli spiegare razionalmente ciò che sente e prova. Questa sarà una vera interferenza dei lobi prefrontali sul sistema limbico. E se la situazione è davvero scottante puoi sempre provare la distrazione: dopotutto è meglio di fronte a un fuoco indomabile fare un passo indietro e lasciare che si spenga da se.
Flavio Cannistrà
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