Ovviamente questo video non c’entra niente con il popolare duo di YouTube quindi se sei un bambino clicca da un’altra parte. Arriva da me una coppia, che per rispetto della privacy chiameremo casualmente Luigi e Sofia……….. Il loro problema è semplice: litigano. Indago come funziona il loro pattern interazionale: in pratica, mi faccio fare due tre esempi di come funziona un litigio e di cosa succede prima e dopo di esso . questo mi permette di capire la dinamica del litigio, la dinamica interazionale del litigio. Mi dedico un attimo anche al contenuto dei litigi, giusto per assicurarmi che non ci sia un contenuto particolare, ridondante e che necessiti di un’attenzione particolare. E non è così, infatti: Luigi e Sofia litigano su tutto quello che capita, con urla e grida, ma per fortuna senza mai venire alle mani. Il pattern interazionale è abbastanza tipico: uno dei due nota qualcosa dell’altro che non gli sta bene, e se lo tiene per sé fino a che non scoppia; a quel punto l’altro risponde con altrettanta foga, gettando la coppia in un’escalation simmetrica. Se hai letto Pragmatica della comunicazione umana saprai che le escalation finiscono solo per spossatezza fisica o emotiva di uno o entrambi i partner, ed è in effetti ciò che avviene. Dopo queste sfuriate i due rimangono calmi per qualche giorno, spesso non più di uno, finché si ricomincia. Decido di iniziare con due interventi semplici, di cui ho parlato nel video Coppie che litigano: le 2 tecniche chiave, che ti linko sotto nella descrizione del video: il primo è la prescrizione del Pulpito, con la quale chiedo ai due di darsi uno spazio di mezz’ora giornaliera in cui dirsi, a turno, di tutto e di più di quello che sentono l’uno per l’altro; al di fuori di esso, non dovranno più parlare di ciò che non va. Questo mi serve a due scopi: il primo è confinare in uno spazio preciso i litigi, così che non inquinino tutta la giornata; e il secondo è quello di aiutarli a guardare nella propria cesta dei panni sporchi, anziché continuare a riempirla fino a che non strabordi. Il secondo intervento è la Stanza dei litigi: qualora non riuscissero a trattenere un litigio, gli dico, dovranno farlo all’interno del bagno; ovunque essi siano, se iniziano a litigare devono interrompersi e continuare solo una volta raggiunto il gabinetto. Questo permetterà loro di darsi un ragionevole tempo, quello necessario per raggiungere il gabinetto, in cui far sbollire il magma, e inoltre gli permetterà di fare un passo indietro e guardare con maggior distacco il momento del litigio e magari gli da la possibilità di capire che quell’argomento non merita così tanto “calore”. In sole due settimane Luigi e Sofia riducono a zero i litigi: il clima si rasserena, si raffredda e la casa torna a essere un luogo pacifico. Non c’è un tema sottostante, un “conflitto irrisolto” o un nodo da sciogliere: Luigi e Sofia avevano cominciato a rispondersi male per una ragione che in realtà non ricordano nemmeno: Luigi lo attribuisce a un momento di stress, che lui stava vivendo, che poi è degenerato. Sofia non se lo sa proprio spiegare. Un terapeuta, nella mia visione delle cose, non deve insegnare alle coppie come si vive. // Tolte alcune situazioni particolari, non c’è “un modo di funzionare delle coppie” che io ti devo spiegare e che tu devi assolutamente sapere. Visto che ogni coppia ha il suo modo di funzionare arrivati a questo punto, lungi da me dal raccomandargli come essere, cosa fare, che tipo di coppia diventare, gli lascio scoprire il loro modo… e per farlo, uso la tecnica di Rapoport, che ti linko nel video sotto i commenti in descrizione, vabbè hai capito che cosa intendo. Chiedo a ciascuno di dirmi cosa l’altro sosterrebbe essere per lui un cambiamento positivo: Luigi ritiene che Sofia vorrebbe che lui fosse più presente, più affettuoso, che la valorizzasse di più; Sofia… sostiene che Luigi vorrebbe praticamente la stessa cosa. Non è strano: spesso le coppie che litigano hanno bisogni e desideri molto simili, solo che non riescono a esprimerli. Mi limito a chiedergli una cosa particolare: nelle prossime settimane ciascuno dovrà notare cosa l’altro fa di positivo per la coppia, senza dirglielo. Iniziamo così un gioco silenzioso, in cui ciascuno, ovviamente, si impegna nell’essere la versione migliore di loro stessi per l’altro. // In altre quattro sedute chiudiamo la terapia, con Luì-gi e Sofì-a che passano dall’essere “me contro te” al me… con te.
Flavio Cannistrà
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