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Una persona viene da te con un problema complesso, cioè con l’insieme di più problematiche piuttosto invalidanti insieme e con un insieme di percezioni e di repertori comportamentali  piuttosto limitati o irrigiditi. Generalmente verrà da te per un sintomo o una questione difficile da risolvere e magari riuscirai ad aiutarla in questo anche in 4 o 5 sedute. Durante le stesse, però, sarà sempre più chiaro che è proprio quel repertorio problematico a creare più problemi… Quindi la aiuterai ad ampliarlo, a renderlo più flessibile, ad aumentare e ampliare questo repertorio. Contemporaneamente, potresti doverla aiutare a ricostruire parti della vita mai completamente sviluppate… o a fare i conti con le fumanti macerie del suo passato. Insieme, riuscite anche a fare questo, a vedere dei piccoli ma costanti miglioramenti: il vostro viaggio, sta per concludersi. Ma come? Ho cercato di ripercorrere quello che si fa con la Terapia Breve dei cosiddetti Disturbi di Personalità, che avete visto nei video precedenti e che è ciò che insegniamo anche, ovviamente con i dovuti approfondimenti, nella nostra Scuola di Specializzazione in Terapie Brevi Sistemico Strategiche. E ora, si arriva alla parte finale. In questa fase del trattamento la dose delle sedute andrà via via diminuendo: significa che la frequenza delle sedute andrà diradandosi, con appuntamenti mensili, poi bimestrali, e trimestrali e via dicendo. Il lavoro probabilmente ruoterà a questo punto attorno a tre cardini. In primo luogo, aiuterai la persona a diventare sempre più consapevole delle proprie risorse e funzionamenti. Questa è una grande differenza delle TB con le Terapie Cognitivo Comportamentali: alla fine, e non all’inizio, il terapeuta breve spiega, illustra, mostra come funziona la persona. Attenzione può farlo anche all’inizio ma alla fine lo farà con un linguaggio, più tecnico, razionale e cognitivo e anche allora raramente si serve di un linguaggio tecnico, proprio della sua branca professionale: sa, infatti, che il linguaggio della psicoterapia e della psicologia è solo un altro modo di dire le cose, non un modo migliore, come direbbe Wittgenstein. Tuttavia, questa è la fase in cui il terapeuta aiuterà la persona a vedere con maggior chiarezza, con un linguaggio più razionale, ciò che accadeva e perché: lo scopo sarà quello di aiutarla a fissare meglio certi punti, per rendere più facile in futuro l’evitamento dei comportamenti problematici e la prosecuzione di quelli virtuosi. In secondo luogo, il terapeuta sosterrà la persona nel percorso di adattamento evolutivo. Se questo già accadeva nella fase precedente, adesso c’è un motivo ancora più importante per farlo: la ri-definizione della propria identità. Si lo so ho detto “adesso c’è un motivo in più per farlo anche adesso, ho ripetuto adesso, per favore non mi  mettete una penna rossa sotto la . sono stanco, voi non lo sapete ma qui è il 1 Agosto, il 31 Luglio e voglio andare in vacanza eee si, continuiamo?  Specialmente se la persona ormai si identificava col disturbo, sarà necessario aiutarla a trovare un’altra definizione di sé. Ciò che facciamo ci definisce, e se per anni ho fatto le cose “così” io è proprio “così” che mi vedrò.  Il terapeuta continuerà ad aiutare la persona nel percorso di definizione e ridefinizione di sé: lo farà ponendosi in una posizione distaccata, dove la seduta sarà uno spazio di confronto. Probabilmente, questa sarà la fase più espressiva e meno supportiva della terapia:  significa che sarà dato ancora più spazio alla persona per esplorare il suo modo di essere, il suo modo di narrarsi di vivere la vita, di vedere le cose.  Non che prima non venisse fatto:  semplicemente, qui avremo finalmente la calma e la maggiore possibilità di concentrarci su questo, liberati ormai da sintomi eccessivamente invalidanti e da preoccupazioni e sfide contingenti. E in terzo luogo… ti aspetterai le ricadute.  E’ brutto chiamarlo “ricadute”, ha un non so che di “errori” o “passi indietro”.  In realtà dobbiamo arrivare a concepire il cambiamento come naturalmente fatto di passi avanti e indietro. Non è una retta, né tantomeno una curva esponenziale. O meglio, esistono cambiamenti lineari, progressivi, ed esistono cambiamenti esponenziali ma, allo stesso identico modo, esistono cambiamenti sinusoidali, e forse sono i più comuni quando parliamo di situazioni complesse.  Olè, spero di esserti stato d’aiuto nel lavoro coi DDP. La prossima settimana parlerò di un caso e mi aspetto qualche tuo commento… per quanto complesso.

Flavio Cannistrà

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