Si possono trattare i Disturbi di Personalità in Terapia Breve? Sì. Fine del video. ok, magari spieghiamola meglio. Ho già parlato più volte dei disturbi di personalità in Terapia Breve: ad esempio del disturbo borderline, di quello evitante, e di alcuni elementi generali. Vi metto i link nei commenti, e attiva anche la campanella così quando ne riparlerò sarai aggiornato anche perchè usciranno altri due video sull’argomento, ma oggi voglio darti un elemento in più, fondamentale. Infatti è molto interessante lo spunto che dà Giorgio Nardone sul trattamento di questi disturbi. In particolare, sulle fasi da seguire, che sono 3. Prima però voglio chiarire cosa intendiamo noi, quantomeno all’Italian Center for Single Session Therapy e all’Istituto Icnos, per “Disturbi di Personalità”. Il discorso in realtà è complesso e merita approfondimenti che non posso fare qua, ma per farla semplice noi parliamo di “casi complessi”: complessi perché spesso portano più problematiche insieme, e infatti parliamo anche di casi “multiproblematici” o “multisintomatici”…e complessi perché c’è una rigidità percettiva e reattiva forte. Dovrai tenerne conto, perché sarà molto importante per poterli aiutare. Quindi, come funziona il lavoro in questi casi? Innanzitutto, abbiamo detto che si parla di tre fasi, e oggi vediamo la prima. Noterai, soprattutto se hai visto gli altri video in particolare quello generale su come lavorare con i Disturbi di Personalità in Terapia Breve che ci sono diversi punti in comune come già detto da Bauman o Garban, ma devo dire che questa sistematizzazione è molto interessante e puntuale. La prima fase la possiamo proprio chiamare “Fase di Cattura e Sblocco Sintomatologico”. In un certo senso chi pratica la Terapia Breve già avrà intuito di che si tratta e in realtà è comprensibile anche da altri approcci. Questa infatti è la fase in cui da un lato devi far sentire alla persona che sei la persona adatta a lei…e dall’altro la devi aiutare con il suo sintomo invalidante. Infatti, è raro che una persona ti venga dicendoti “Ho un disturbo di personalità” che per altro a mio parere non ti è neanche utile questa etichetta per lavorare bene con lei: è molto più probabile che arrivi con uno sintomo o con un complesso di sintomi o problemi da risolvere. In Terapia Breve partiamo proprio da qui. Non pensiamo che ci voglia più tempo del solito nel risolvere lo sblocco sintomatologico: puoi applicare le tecniche usuali e vedere risultati in tempi brevi. Forse una cosa che dovrai considerare e che ne parlerò nell’altro video è che a volte riuscirai a raggiungere la risoluzione completa del sintomo già in questa fase, altre volte si trascinerà nelle fasi successive. Però c’è una cosa che devi tenere in considerazione in questa prima fase: è più frequente che le persone ti portino prima un sintomo, poi un altro, poi un altro… A volte dovrai lavorare su un sintomo alla volta, per contenerle…altre volte, come dicevo nel video sul DDP Borderline in Terapia Breve dovrai dare un colpo al cerchio e uno alla botte. C’è però un’altra questione da considerare. In questa fase spesso il carisma del terapeuta è fondamentale: la capacità di far sentire alla persona che sei il terapeuta adatto per lei è più importante che mai. Di fronte a una percezione di una percezione rigida e irrigidita, pervasiva e a una multiproblematicità diffusa, che limita magari molti aspetti della vita della persona o che è molto intensa, bisogna sentire che il terapeuta sia uno scoglio abbastanza indistruttibile a cui ci si può aggrappare. Ai miei allievi dico spesso che in questa fase bisogna essere degli “illuminati illusionisti”: trasmettere di avere le competenze e quel particolare carisma che porta l’altro ad affidarsi a te. Fare questo non è semplice e molte competenze arriveranno solamente con il passare degli anni, con molta pratica. Tuttavia, un buon allenamento è quello riguardante la comunicazione: in questa fase, oltre a concentrarti sui sintomi, potrai “catturare” l’attenzione. la fiducia della persona se… le toccherai il cuore. Avrai già capito che metafore, aforismi e in generale un linguaggio evocativo e suggestivo ti aiuteranno allo scopo. Questi sono infatti i linguaggi capaci di condensare significati ed evocare sensazioni: sensazioni quali quella di sentirsi compreso e capita…o quella di aver di fronte il mastro di chiavi, colui che può finalmente aiutarci. Attenzione: non sto dicendo che devi fingere di essere un santone o un guru, anzi: io adotto spesso e volentieri una posizione strategicamente one down, che aiuti la persona a trovare i propri significati e le proprie risposte. Devi però toccarne i sensi, se speri che la persona sia disposta a continuare a seguirti oltre lo sblocco sintomatologico senza ricadere negli inevitabili scivolamenti… e che ti spiegherò nel prossimo video.
Flavio Cannistrà
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