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Come prosegue il trattamento dell’anoressia giovanile? Questo video segue ai due precedenti, in cui ho dato una panoramica della anoressia giovanile con la Terapia Strategica e sono poi sceso più nel dettaglio della prima seduta. Se non li hai visti, fallo ora! Se la prima seduta è andata come previsto, ti renderai conto che già nella seconda  ci sarà un clima di maggior collaborazione e apertura. La giovane o il giovane staranno infatti riprendendo una sana nutrizione, ma con la possibilità di avere un giusto controllo sulla cosa, sul cibo, che possono gestire loro questa nuova alimentazione. Sentiranno di avere un giusto controllo sul loro aumento ponderale e questo collima col suo bisogno di vedere che le cose procedono gradualmente e sotto il loro controllo. Ricordati che c’è sempre una percezione sottostante a un problema, e comprenderla ti permette di capire meglio come calzare la terapia al tuo cliente. Se anche le cose stanno procedendo bene ricorda ciò che diceva de Shazer: “Non essere più entusiasta dei tuoi clienti”. Sei ancora all’inizio e non è il caso di pensare che ora è tutto in discesa.  Così, fatti i dovuti ma non esagerati complimenti, dovrai anche sottolineare che quello fatto è soltanto il primo passo: la comunicazione è un elemento strategico della terapia, cioè è qualcosa che va tenuto sotto controllo. Non devi fare dei complimenti solo perchè è carino farlo con il rischio di cadere in quella che Boardman ha chiamato la “tirannia della gentilezza”. Non siamo delle cheerleader: “incoraggiare” i clienti non è un atto scontato e dovuto a prescindere; è, appunto, un elemento strategico. In questo caso, non devi far adagiare né il cliente né la famiglia sui risultati ottenuti, né tu devi abbassare la guardia. Dovrai apparire scetticamente ottimista: complimentati per i risultati, invita ad andare avanti, ma insisti sulle difficoltà e i pericoli del percorso, e sulla necessità di tenacia, pazienza e resistenza: così, se ci saranno degli inciampi, il paziente e la famiglia ne saranno stati avvertiti e ridurrai la portata di eventuali scoraggiamenti; e se non ci saranno inciampi, sarà per loro un rinforzo positivo del fatto che stanno procedendo davvero bene. Generalmente, per 5-6 incontri successive alla prima si mantiene semplicemente la rotta e si aiuta la persona a riprendere i 4-5 chili previsti. Considera che stiamo parlando di appuntamenti quindicinali, quindi di un aumento di mezzo chilo ogni settimana: no rush, niente fretta, altrimenti spaventiamo il cliente.  Se c’è un blocco, un inciampo, un rallentamento o anche un’accelerazione, bisogna rivedere tutti insieme che cosa l’ha prodotto: indaga, ad esempio, se il paziente si è spaventato, o se non c’è un vero accordo sugli obiettivi, o se la famiglia ha rimesso in atto delle soluzioni disfunzionali di interazione. Se è scontato perché un blocco o un rallentamento possano essere problematici, bisogna dedicare un’attenzione particolare alle accelerazioni: per quanto ti possa piacere, come terapeuta breve, un risultato veloce ottenuto in poche sedute, devi stare in guardia da risultati fragili o instabili.  Ad esempio, la ragazza potrebbe spaventarsi di fronte a un miglioramento troppo repentino e non accettare l’aumento ponderale evidente. “Vai piano” le puoi comunicarle, “perché chi corre finisce fuoristrada”. Come si prosegue? Innanzitutto, considerando che il piacere sarà il compagno di viaggio di questa fase della terapia: bisognerà continuare ad aumentare il piacere che la persona prova per le cose da mangiare e ridurre la dispercezione o timori rispetto all’aumento ponderale. E infine, si entrerà nelle due fasi conclusive della terapia, che vedremo nel prossimo video.

Flavio Cannistrà

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