L’anoressia è sicuramente una delle forme di problematiche comportamentali più preoccupanti. D’altronde chi si affama perché percepisce il proprio corpo in una maniera distorta rischia serio: una persona su dieci muore, e le altre andranno in contro a problemi articolari, muscolari, scheletrici, metabolici… Per non parlare del fatto che con anoressia non parliamo semplicemente del “non mangiare”: si tratta di un rapporto col cibo, ma anche con gli altri, con se stessi, con il controllo, che finisce per dipingere le pareti della gabbia in cui la persona viene intrappolata. Peraltro è un problema spesso altamente egosintonico: significa significa che la persona non percepisce il suo comportamento come problematico, oppure tende a minimizzarlo, questo anche a fronte di un corpo scheletrico. Come ci si lavora? Ci sono tante psicoterapie, ma naturalmente qui parleremo delle Terapie Brevi, e in particolare della Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone. Difatti, il recente libro L’anoressia giovanile, scritto con Elisa Valteroni, sistematizza il modo di lavorare di questo approccio. Si parla di anoressia giovanile, questo è il titolo del libro, proprio perché si concentra sulla problematica quando è al suo esordio o nei primi anni quando la persona è ancora giovane, spesso adolescente. Questo riflette l’alta discriminante dell’approccio strategico: non esiste “un’anoressia” slegata dalla persona, quindi dalla sua età e dai suoi sistemi di riferimento. Il trattamento cambia molto a seconda che si parli di una ragazzina che vive ancora in famiglia, o di una donna adulta e autonoma. Peraltro, quando si parla di anoressia, è fondamentale agire rapidamente, fin dalle prime battute d’esordio se possibile :sia perché più passa il tempo e più diventerà complicato il lavoro; e sia perché più passa il tempo, e più il corpo sarà sottoposto a stress fisiologici anche irreversibili. Nella Terapia Breve Strategica , come ricordano gli autori, l’obiettivo iniziale sarà quindi quello di interrompere il circolo vizioso che tiene in vita il problema. Infatti, nell’ottica operativa del modello, il lavoro non corrisponde alla ricerca di cause passate, invischiamenti familiari o conflitti inconsci: si identificano invece i meccanismi interpersonali, interazionali e personali che mantengono il problema, per andare a bloccarli. A questo punto, immaginerai già come il primo incontro sarà determinante: proprio in vista della sua egosintonia, servirà infatti per aiutare, indurre, persuadere la persona a seguire quello che le chiederemo di fare, a fidarsi di noi; ma anche a condividere la necessità di un coinvolgimento sistemico. Iniziamo quindi questa nuova serie di video, dedicati ogni settimana a capire come lavorare con l’anoressia secondo il metodo della Terapia Breve Strategica.
Flavio Cannistrà
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