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E ora che sappiamo fare la prima seduta di Terapia Breve Centrata Sulla soluzione… come continuiamo? In linea generale il discorso è semplice: facendo quello che hai fatto nella prima seduta. Non hai ovviamente bisogno di ripetere le Migliori Aspettative, né la Domanda del Miracolo: partirai, invece, dai miglioramenti. Chiederai alla persona: “Quali seppur piccoli miglioramenti hai notato, dall’ultima volta in cui siamo visti?  Dopo essertene fatta descrivere alcuni, indagherai a che punto della Scala si trova la persona:  “La volta scorsa eri a 3 sulla nostra Scala: oggi, in base a questi miglioramenti, dove ti trovi?”  E a questo punto fai esattamente come nella prima seduta: indaghi quali altre cose fanno dire alla persona di essere salita di un gradino e poi passi a chiedere cosa la persona dirti cosa noterà nei prossimi giorni, che le farà dire di essere salita un gradino più in su. Ancora una volta possiamo ribadire che la TBCS porta la persona a descrivere un modo diverso di percepire e agire nel mondo: quindi nelle sedute successive alla prima non bisogna far altro che continuare questo processo. E se la persona dice che non vede miglioramenti o, addirittura, che ci sono peggioramenti? Ci sono diverse cose che puoi fare e qui è davvero impossibile descriverle tutte qui. Però, in linea di massima, il principio rimane lo stesso: ad esempio, le puoi chiedere cosa le è stato utile per non scendere ulteriormente, e poi passare a chiederle cosa noterà nei giorni successivi che le farà dire di essere tornata a salire. Sembra molto semplice come metodo e in effetti lo è.  Naturalmente ci sono una serie di elementi che complicano il discorso e lo rendono più articolato. Innanzitutto, essendo un approccio fortemente dialogico, il dialogo appunto va considerato per bene. Significa che va data un’estrema attenzione alle comunicazioni, alle parole che vengono usate e che usiamo noi. Questo perché tu costruirai le tue domande proprio a partire da quanto ci dice l’altra persona:  quando ho iniziato ad applicarla pensavo che bastasse applicare il metodo,e far fare tutto a lui, al metodo. Ma ben presto mi sono reso conto della parte incredibile che va data alle parole, della rilevanza incredibile che va data  alle parole dei clienti, molto più che in altri approcci. E’ lì che trovi i perni su cui fare leva per aiutarlo a cambiare prospettiva. E ovviamente c’è poi un lavoro più strettamente relazionale: nessun metodo è per tutti. E questo significa che devi essere in grado di adattarlo a chi hai di fronte. E non solo.  Significa che tu devi essere capace di adattarti a chi hai di fronte, cioè rispondere al suo stile interazionale in modo tale che senta di essere ascoltato, capito e rispettato. Quest’ultimo aspetto, ad esempio, è un aspetto fondamentale della relazione terapeutica a prescindere dall’approccio.  Ne parlerò meglio tra un paio di settimane, ma intanto tienilo a mente.  Ok, spero di averti dato un’idea di massima della TBCS e delle sue applicazioni.  La prossima settimana parlerò di un caso per dare un’idea più precisa e completa di come funziona questo metodo.  Nel frattempo puoi approfondire sul libro “Terapia Breve Centrata sulla Soluzione principi e pratiche” e intanto – è il caso di dirlo in questo periodo – …ti auguro di raggiungere il tuo futuro desiderato.

Flavio Cannistrà

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