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Cosa fare in Terapia Breve Centrata sulla Soluzione dopo aver chiesto le Migliori Aspettative al tuo cliente? A quel punto avrai una prima fetta del futuro desiderato dalla persona. Ma prima una doverosa precisazione. La persona potrebbe dirti: “Non vorrei più gli attacchi di panico” o “Non vorrei più litigare con mia moglie”:  in casi simili devi fare un’altra domanda, che la conduca dall’assenza – “non volere più qualcosa” – alla presenza, ad esempio chiedendo: “E cosa vorresti, invece?”.  La persona potrebbe dire: “Sentirmi più sicura in certe situazioni” o “Avere un sano rapporto di coppia”. A quel punto puoi aprire con la “Domanda del Miracolo”:  “Immagina che stanotte avvenga un miracolo e che domani tu ti senti più sicura. Il miracolo è avvenuto di notte e tu non te ne sei resa conto. Che cosa inizieresti a notare domani mattina che ti farebbe dire che il miracolo è avvenuto?” A questo punto dovrai dedicare i prossimi 10-20 minuti all’esplorazione del “futuro desiderato”. Significa condurre un colloquio in cui tu poni le domande su ciò che la persona noterà una volta raggiunte le sue migliori aspettative.  Ancora una volta, le domande dovranno essere fortemente centrate sulla presenza, e non sull’assenza:  se la persona dovesse rispondere: “Non proverei più tutta quest’ansia” dovresti chiederle: “E cosa proverai, invece?” Inoltre le domande dovranno favorire la descrizione di “criteri osservabili”, anziché quella di “stati interiori”: per esempio la persona potrebbe rispondere: “Proverò una maggior tranquillità”, ma questo è uno stato interiore. Dovrai allora chiederle: “E provando una maggiore tranquillità cosa noterai e farai, di diverso?”  E’ importante arrivare a far descrivere dettagli concreti, come: “Sorriderò di più”, “Ascolterò della musica” o “Mi farò coraggio e parlerò con gli altri”.  Pensaci: se questi dettagli descrivono un futuro senza problemi e se, come detto nel precedente video, quel futuro mi apre alla possibilità di capire come sarà fatto, cosa farà e noterò di diverso, a quel punto per me diviene più facile cominciare a fare quelle cose.  In più, queste domande dovranno includere aspetti interazionali:  la nostra vita è costantemente intessuta di relazioni, e non solo: dalle interazioni con gli altri ricaviamo una misura di noi stessi, di chi siamo, delle nostre possibilità e capacità.  Quindi chiederai qualcosa come: “Chi si renderà conto che sei più tranquilla?” o “Con chi parlerai, per primo?”  Questo dà alla persona la possibilità di dettagliare ancora di più quel futuro desiderato, a immaginarlo e a immaginare se stessa compiere azioni che fino a quel momento non aveva pensato. Se “i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”, come disse Wittgenstein, un linguaggio in cui mi descrivo a fare determinate cose,  rappresenta un mondo in cui ciò è possibile. Sarà importante allora andare nel dettaglio e non limitarsi a descrizioni generali. La Domanda del Miracolo aiuta a descrivere uno scenario e descriverlo aiuta a realizzarlo. Ho fatto altri video su questa tecnica, che puoi vedere per fartene un’idea più precisa.  Accanto ad essi, puoi leggere il libro TBCS o pensare di iscriverti al nostro workshop in TBCS, di cui trovi il link nei dettagli del video. Mentre tra una settimana… saliremo lungo una scala.

Flavio Cannistrà

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