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Iniziamo a spiegare cosa si fa in una seduta di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Mi sono formato due volte, ovviamente non ho fatto la stessa formazione due volte, al BRIEF di Londra, ad oggi uno dei centri più importanti di TBCS, e quello che vado a spiegare è il loro metodo rivisto alla luce degli studi del nostro Italian Center for Single Session Therapy.  La prima cosa che si fa nel modello TBCS è definire le “Migliori Aspettative” e si fa proprio  ponendo questa domanda: “Quali sono le tue migliori aspettative dall’incontro di oggi?”  Questa domanda serve per definire l’obiettivo, ma anche per sbarazzarsi del problema. La TBCS si orienta a creare un dialogo in cui dare viene dato sempre meno spazio al problema e più spazio a ciò che funziona. Detto in altri termini, durante l’ora con il cliente si cercherà il più possibile, senza ovviamente trascurare le preferenze del cliente, di parlare di cosa ha funzionato, di cosa funziona e di cosa funzionerà.  Infatti, oggi questo modello potrebbe essere più correttamente chiamato: “Terapia Breve Centrata su Ciò che Funziona”. Non ci si focalizza sulla “soluzione” intesa come “ciò che bisogna fare per risolvere il problema”. Ci si focalizza sul “soluto”, su ciò che si è notato quando il problema non c’era, o che si nota quando il problema non c’è, e che si noterà quando il problema non ci sarà più. Se volessimo dirla ancora meglio, ci si focalizza su ciò che funziona, proprio perché al “problema” viene dato meno spazio possibile. Ma perché non bisognerebbe parlare del problema da uno psicologo? De Shazer, influenzato da quella svolta linguistica che aveva scosso tutta la filosofia e aveva invaso tantissime discipline, era convinto che il linguaggio creasse delle realtà: “Parlare dei problemi porta ai problemi. Parlare delle soluzioni conduce alle soluzioni” è una delle sue citazioni più condivise – per quanto andrebbe contestualizzata. Poi non è De Shazer che pensava questa cosa, faceva parte, fa tutt’ora parte di quel contributo portato da questa svolta linguistica  che invade tutte le discipline e tutt’ora è così. , Tornando a come il linguaggio costruisce la realtà per dirla con le parole del suo amato Wittgenstein, “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”. Bellissima frase dove significa-significa diverse cose, due in particolare: 1.mostrano i limiti del mondo ma danno anche significato ai limiti del mio mondo. 

Questa bella frase presa del Tractatus logico-philosophicus è spiegato ancora meglio da una frase successiva: “Ciò che non possiamo pensare, non possiamo pensare – e grazie al c****o- né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare.” E come si traduce questo in psicoterapia? Col fatto che se non pensi una realtà, non la puoi dire; e se non la dici né la pensi, per te non è una realtà. “Sì, ok Flavio, ma COME si traduce in psicoterapia?! Basta filosofia!! Era una video su come FARE la TBCS, no?” Si traduce, in primissima battuta, chiedendo alla persona: “Quali sono le migliori aspettative che hai da questo incontro?” In questo modo stai chiedendo alla persona di dire, e quindi di pensare, a cosa vorrà notare una volta uscita da quell’incontro. Non le stai chiedendo di pensare, parlare del problema, che è una cosa che già vede e conosce:  le stai chiedendo di guardare oltre, per iniziare un nuovo processo, un processo di costruzione di una realtà diversa. In termini pratici, le stai iniziando a far dire ciò che vedrà, e iniziando a dirlo le dai la primissima opportunità… di farlo. La prossima settimana capiremo ancora meglio come. Se non hai pazienza, puoi intanto leggerti il libro Terapia Breve Centrata sulla Soluzione, dove spieghiamo il metodo, nonché la storia, la teoria e i casi di questo approccio, il metodo step by step. Inoltre, sappi che tra poche settimane ci sarà il nostro nuovo workshop in TBCS e, tra una settimana, invece, parleremo… di un miracolo.

Flavio Cannistrà

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