Perché la psicoterapia fallisce? Beh, per tanti motivi, però a volte la colpa è dei professionisti.
Jay Haley, che abbiamo visto nello scorso video sulla terapia della famiglia, la terapia con gli adolescenti, era noto anche per i suoi articoli ironici e provocatori, e nel libro “Leaving home” va a identificare, tra le varie cose, quattro professionisti che faranno fallire la terapia.
1) Il Pitecantropo.
Se non lo sai è un tipo di homo erectus vissuto tra il pilocene e il pleistocene.
La teoria del pitecantropo è semplice: il problema è genetico e nulla può essere fatto, quindi il paziente va istituzionalizzato oppure tenuto sotto controllo, generalmente da genitori che via via negli anni diventano sempre più anziani, e quando diventa aggressivo (chissà perché!) va rinchiuso per il tempo necessario.
Oggi per fortuna di pitecantropi non se ne vedono quasi più ma qualcuno potrebbe ancora aggirarsi in qualche antro oscuro, quindi occhi aperti.
2) Il Cro-Magnon.
Haley probabilmente era un amante di archeologia perché qui parliamo di un homo sapiens, quindi già siamo ad un livello superiore, vissuto nel paleolitico.
Anche questi professionisti ritengono che il problema può essere dovuto, anzi, sicuramente è dovuto a qualcosa di genetico e va da sé che nessuna risoluzione del problema può essere possibile.
Al massimo, e qui notiamo la differenza di evoluzione rispetto al pitecantropo, possiamo tappare i buchi.
La terapia in questo caso può andare solo in una direzione: farmaci, farmaci ovunque.
Che per carità, a volte succede così, ma se questo è il principio di partenza abbiamo escluso a priori qualunque altra possibilità.
3) L’antico.
Bellissimo termine Lovecraftiano che identifica una categoria che come il Cro-Magnon può ritenere che c’è una causa genetica ma non disdegna la possibilità di una causa intrapsichica.
Fin qui ci potremmo pure stare, ma quello che distingue l’antico è che secondo lui ci vogliono per risolvere il problema altrettanti anni di quanti ne sono passati fino al momento dell’inizio della terapia.
Insomma, se inizi la terapia a vent’anni ci vorranno 20 anni di terapia, se la inizia 30 ci vorranno 30 e se la inizi a 40 potresti non vederne la fine…
4) Il pragmatico.
Per quanto mi piace il pragmatismo, qui parliamo di una sua esacerbazione.
Il pragmatico può credere sia alla teoria genetica sia a quella intrapsichica, ma alla fin fine sarà molto più pragmatico.
In tutti e due casi il problema è un casino, che sia genetico o che sia intrapsichico non ci interessa, e va risolto lo stesso modo: con i farmaci. Punto. That’s it! Questo è tutto!
Da qui ne deriva una terapia solo e unicamente basata sui farmaci, e se i farmaci non funzionano che cosa farà ?
Ne darà di più, o di diversi, o che ne so.. non c’è alternativa, bisogna essere pragmatici ragazzi!
Cosa fare quando ci troviamo di fronte a queste quattro tipologie di professionisti?
Beh, Jay Haley è perentorio: teniamocele alla larga.
Al di là della simpatica rappresentazione Haleyana, io preferisco metterla in altri termini.
Per quanto piacevolmente ironico, non è né utile né saggio identificare questo tipo di professionisti.
Piuttosto, anche per essere un po’ auto critici ed evitare di esserne noi contagiati, potremmo parlare di quattro modalità anziché di quattro professionisti, di quattro mentalità, quattro modi di porsi nei confronti del paziente, della terapia, del problema che soprattutto se utilizzate all’inizio al primo approccio con il paziente ne impediscono, è il caso di dirlo, una vera e sana evoluzione.
Vuoi applicare le Terapie Brevi nella tua pratica?
Segui i miei video su You Tube.
Partecipa a una delle mie formazioni.
O contattami e chiedimi di più.
Lascia un commento