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Come si fa a gestire un adolescente difficile?
Secondo me per saperlo ci torna molto utile tutto il lavoro di Jay Haley, uno dei pionieri della terapia breve e fondatore della terapia strategica familiare che è uno dei quattro modelli che insegniamo nella nostra Scuola di Specializzazione.
E su cosa si basava il lavoro di Jay Haley?

Ecco, qui c’è una cosa interessante.

Il lavoro di Haley partì negli anni ’70 ma si basa fondamentalmente su un concetto che oggi, proprio oggi, secondo me è fondamentale e incredibilmente attuale: le gerarchie.

Ragazzi, sarà fuori moda ma è così, è totalmente non-sense mettere i figli in “parlamento” dandogli lo stesso peso politico dei genitori.
E perché è successo?

 

Sintetizzando al limite del semplicismo potremmo dire che c’è stata una reazione ai precedenti modelli più autoritari, in realtà, però, ci sono anche delle influenze socio-culturali che ora non andiamo veramente a prendere in considerazione.
Però il punto è questo: tanti, tantissimi problemi dei nostri figli e in particolare, visto che è il tema di questi video, dei nostri pazienti, dei figli dei nostri pazienti, possono essere risolti andando a lavorare sulle gerarchie familiari.

 

Non ti piace la parola “gerarchia”? Chiamiamola allora ripristino delle funzioni dei diversi ruoli familiari.

Ti piace di più così? Beh, andiamo avanti.

Lo psicologo più attento avrà notato una cosa: non ho detto che i problemi sono causati dalla mancanza del rispetto dei ruoli familiari, ho detto che possono essere risolti andando a ripristinare questi ruoli.

C’è una grande differenza, non parlo di cosa causa il problema, parlo di cosa fare per risolverlo.

Ma come si ristabilisce questa gerarchia? Beh, sostanzialmente rimettendo i genitori nel loro ruolo.
Ovviamente non solo in quello di guida e supporto del loro figlio, che magari potrebbe anche essere intatto, va ripristinato quell’aspetto del ruolo genitoriale per il quale è il genitore ad essere al comando.
Che non vuol dire escludere il figlio dalle decisioni, ma vuol dire piuttosto sapere esattamente chi alla fine deve “premere il pulsante di lancio”.

 

Visto che il mio è un canale di Terapie Brevi, e non di psicologia, non sto qui a ripeterti cose che avrai studiato o starai studiando alla facoltà di psicologia, cioè: quanto i genitori siano dei punti di riferimento importanti per i figli, quanto le regole siano importanti per autodisciplinarsi ed avere dei punti fermi in un mondo pieno di incertezze, quanto il lavoro dei genitori debba comprendere lo scontentare i figli.

Ora, nell’aiutare a ristabilire le gerarchie all’interno della famiglia con cui ti trovi a lavorare, puoi trovarti a lavorare anche ogni tanto con i genitori, Haley ci ricorda sei difficoltà di fronte alle quali ti puoi trovare da cui possiamo derivare delle regole che poi vedremo dopo.

Numero uno: i genitori potrebbero rifiutarsi di accettare l’autorità del terapeuta.

Durante la terapia tu dovrai mettere loro al potere, però questo paradossalmente significherà stabilire alcune regole. Paradossalmente perché tu metti loro al potere, ma sei quello che da le regole, quindi quello che ha il potere nella terapia.

Una di queste regole è che in alcune fasi della terapia con questo modello ci devono essere i figli, specialmente il “figlio difficile”.
Questo è importante perché Haley dice chiaramente che se i genitori non accetteranno il ruolo del terapeuta, la relazione gerarchica o il terapeuta, il figlio non accetterà la relazione gerarchica con i genitori.

Se loro non ti mettono al vertice, lui non metterà al vertice loro.

Numero due: i genitori possono rifiutare il “prendere in carico l’autorità”.
Secondo me questo è ancora più vero oggi dove siamo immersi in un mondo che ci dice che è sbagliato, è malsano, prendere una posizione autorevole, non autoritaria eh, con i propri figli.

E sarà invece fondamentale chiarire ai genitori che se al vertice della famiglia non ci sono loro due, ci sarà qualcun altro: una macchina per andare ha bisogno di un pilota, e se non siete tu e tua moglie…sarà tuo figlio.

Numero tre: i genitori mettono al comando qualcun altro.
Una variante sul tema precedente: anziché prendere loro il comando lo delegano ai nonni, agli insegnanti, ai pediatri, agli psichiatri.

Queste figure sono dei validi riferimenti, dei validi supporti, ma non possono intrinsecamente avere l’autorità: quella ce la devono avere i genitori.

Numero quattro, altra variante sul tema, poi vedremo perché: i genitori mettono al vertice proprio i figli.

Che oggi è la cosa che capita più spesso chiedere insistentemente al figlio “cosa vuoi fare? Cosa ne pensi?” anche quando non è dovuto.

Gli adolescenti di oggi sono ben consapevoli, lo siamo in molti, che sono più svegli, più intelligenti, più “sgamati” di quando adolescenti eravamo noi, ma per questa ragione li metteresti a capo del governo italiano? No.

E sai perché? Non perché non capiscono come funziona la politica, come funziona il governare un paese, potrebbero capirlo benissimo, è perché non hanno abbastanza esperienza.

C’è una cosa che sempre, sempre, distinguerà qualunque figlio dai suoi genitori: la differenza d’età.
Che vuol dire una maggiore esperienza, non sempre, non su tutto, ovviamente sappiamo tutti l’esempio più classico dei bambini che spiegano ai genitori come funziona internet, ma qui non stiamo parlando di come funziona internet, di come funziona la nuova app.

Il problema è che se metti ad insegnare chi dovrebbe imparare, e qui stiamo parlando di imparare a stare al mondo, imparare a vivere, imparare le regole di una società in cui tu vivi da quarant’anni e tuo figlio ci vive da quindici, facciamo un casino.

 

Numero cinque: un altro figlio prende l’autorità.
Sul perché tutte queste varianti sul tema dell’autorità ci arrivo tra un attimo.

Senza dilungarmi troppo, però, anche in questo caso chi prende il comando è appunto un altro figlio e si pongono i problemi di sopra.

Come posso rispettare i miei genitori se non sono loro ad avere l’autorità, e come posso rispettare appieno l’autorità di un fratello se tutti sappiamo che non dovrebbe avercela lui?

Ricordo questo caso di un ragazzo che non riconosceva minimamente ed esplicitamente l’autorità del padre, ma quando il fratello maggiore di diversi anni cercava di amministrarla gli diceva “Ma tu non sei mio padre”.

Ed infine numero sei: quando sono finalmente al potere questi genitori e l’autorità l’amministrano loro, potrebbero però amministrarla uno alla volta, e invece devono farlo insieme.
La buona cara vecchia regola del “in camera discutete le regole, vi scannate, se volete vi tirate gli oggetti addosso senza farvi troppo male, ma quando siete di fronte ai figli le dovete sostenere congiuntamente”.

Ora come vedi ruota tutto attorno al concetto della gerarchia, è per questo che ci sono tante varianti sul tema, con un principio semplice però: i genitori sono coloro che devono fare le regole, la ripeto, i genitori sono coloro che devono fare, che devono farle, le regole e sono coloro che devono farle rispettare.

Può andare, ovviamente, a chiedere il parere del figlio, l’opinione eccetera, però alla fine le devono fare loro e le devono far rispettare loro.
E Haley è molto diretto su questo, peraltro, dà delle indicazioni, porta anche dei risultati della sua terapia e lo dice le regole devono essere semplici, chiare, dirette, piccole regole quotidiane, ma devono essere fatte rispettare.

La sua terapia, che arriva peraltro ad essere fatta con livelli estremi di disagio come la repressione, le tossicodipendenze o le psicosi, ruota tutta intorno a questo concetto: la gerarchia, il fare le regole da parte dei genitori e il farle rispettare, cioé pensare anche a quali dovranno essere le eventuali conseguenze.

Nulla di drammatico eh, non necessariamente insomma, però devono essere seguite.
In altre parole ridare potere ai genitori.

Il tuo ruolo di terapeuta durante la seduta sarà proprio questo, e se ci riesci andando ad aiutare i genitori a stabilire delle regole semplici, chiare, piccole, ma con anche delle conseguenze su cosa va fatto, quindi come farle rispettare, vedrai che la terapia verrà condotta in tempi brevi.

Se però non ci riesci e dopo tante sedute né i genitori né i figli stanno facendo quello che è emerso dalla terapia, dovresti porti una domanda: in questa terapia…
…chi è al potere?

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