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Ascolta questo:
le Terapie Brevi sono efficaci; la Terapia Cognitivo Comportamentale è efficace;  la Terapia Dialettico Comportamentale è efficace; la Psicoanalisi e le Terapie  Psicoanalitiche sono efficaci; la Psicanalisi e le Terapie Psicodinamiche sono efficaci; è efficace anche la Psicoterapia  Sistemico Relazionale; lo stesso dicasi per la Terapia Strategica;
la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione ha mostrato ampiamente di essere efficace;  anche l’ipnosi ericksoniana è efficace; e persino una Terapia a Seduta Singola è efficace.

Ma se tutti sono efficaci… qual è la differenza?

In parte sono convinto che gran parte della differenza sia nell’uomo: in questo caso soprattutto, ma non solo, nel cliente. Ad oggi sembra che cercare una taglia
unica valida per tutti non sia efficace, ma se, invece che sull’uomo, ci  focalizziamo sulla psicoterapia, sui modelli, e scopriamo che sono tutti efficaci, che cosa ci rimane?

Si, ok, è una domanda fantascientifica per alcuni perché  è indubbio che certi approcci ci hanno portato più dati a livello quantitativo di altri ma, come dicevo e spiegavo in un altro video, non può essere solo una questione di quantità, di quante ricerche in più di me hai, è importante ma non è tutto. Peraltro nel 2012 l’American  Psychological Association ha detto che: “i generali effetti della psicoterapia sono abbastanza costanti nella maggior parte delle categorie diagnostiche, con variazioni influenzate più dalla gravità generale che da diagnosi particolari”; ovvero le variazioni nei risultati sono più fortemente  influenzate dalle caratteristiche del paziente, ad esempio cronicità, complessità, supporto sociale,  intensità, quindi sono più influenzate dalla gravità generale e da fattori clinici e di contesto, piuttosto che da diagnosi particolari o da brand di trattamento specifici.

Poi, per chi se lo sta chiedendo, questo in realtà è Pascal, perché non esiste un libro dell’American Psychological Association con quanto ho detto, ma lo potete trovare liberamente sul suo sito. E se vogliamo essere ancora più precisi, l’APA  nello stesso documento dice letteralmente che: “differenti forme di psicoterapia tipicamente producono risultati simili”, e inoltre che “il confronto tra diverse forme di psicoterapia il più delle  volte si traduce in differenze relativamente non significative”.

Insomma la Psicoterapia è efficace: non la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, non la Psicoterapia Psicodinamica, non la Psicoterapia Strategica, ma la Psicoterapia in generale. Ma allora, a questo punto, una sfida essenziale non è forse quella dell’efficienza?

Non è l’unica sfida, certo.

Ad esempio il fatto che la psicoterapia sia”efficace”  non significa che sia sempre “molto efficace”: ci sono ambiti in cui la psicoterapia  deve fare ancora tanto per migliorare.

Ma premesso ciò, premesso che le sfide sono tante,  una di queste sfide essenziale non è forse l’efficienza? Da un lato…no. Sai perché è stato dato il nome “Terapie Brevi”?

Perché al tempo le terapie erano  generalmente lunghe: parliamo della fine degli anni ’60 in cui il paradigma dominante  era ancora quello psicoanalitico, come puoi anche leggere nel nostro ebook  sul sito www.istitutoicnos.it dove c’è questo ebook di quaranta pagine sulle Terapie  Brevi che ho scritto io…leggilo!

Ma oggi molte terapie sono brevi, quanto meno su carta, quindi  da un lato insistere sull’efficienza può essere poco utile oggi, molte terapie già sono efficienti oggi, dall’altro lato, però,  puntare sull’efficienza si, ha molto senso. Eccome! Una persona a cui ho fatto, un collega, a cui  ho fatto questo ragionamento mi ha detto:

“Scusa ma se molte terapie oggi sono brevi, durano diciamo da  10 a 20 sedute, ha ancora senso di parlare di terapie brevi? Ha senso, cioè, distinguere un gruppo di terapie chiamandolo “Terapie Brevi” se di fatto molte terapie oggi lo sono?” Io non amo le prese aprioristiche di posizione, ho portato la Terapia a Seduta Singola in Italia, ma sono pronto, lo dico qui a testimonianza, a rinnegarla se un domani si  dimostrasse dannosa o anche solo inutile. Per me è una cosa funziona se funziona.

Ha senso “tifare” per lei se da dei risultati, e non  semplicemente perché è la tua “squadra del cuore”. Quindi c’è un motivo per cui ha ancora senso oggi parlare, ancora, di quel gruppo di psicoterapie definite “Terapie Brevi”, ed è anche il motivo per  cui ha senso, ancora, puntare sull’efficienza. Il motivo è che l’efficienza è una questione di
mentalità, o di mindset se vogliamo. Guarda, l’esempio più facile è proprio quello della Terapia a  Seduta Singola: la “TSS” è tecnicamente facile da ottenere.

Non ci vogliono grandi abilità, non esistono strategie complesse o sofisticate tecniche comunicative.

Ciò che è difficile, però, è entrare nel mindset  a seduta singola, il single session mindset: concepire la possibilità che un incontro sia sufficiente. E lo so che tu adesso dirai:
“Vabbè, ma che ci vuole! Tak, è fatta. Adesso sono convinto che una seduta è sufficiente e punto. Va bene, è fatto.” Ma non è così.

Avendo lavorato con diverse centinaia di colleghi che ho formato  in Terapia a Seduta Singola, posso dirti che la cosa più difficile è proprio questa, è proprio lavorare con il cliente avendo la mentalità per la quale una seduta può essere sufficiente. Lo stesso vale per l’efficienza e le Terapie Brevi. Quest’ultime, prima ancora che delle strategie particolari, hanno una mentalità, partono da un’epistemologia che fa concepire loro stesse, la persona, la seduta in modo  totalmente diverso da quello di altri paradigmi.

Ne ho parlato anche in un capitolo che si chiama “The vital role of the therapist’s mindset”, il ruolo vitale del mindset del terapeuta,  che uscirà nel prossimo libro, il prossimo anno, dedicato alla Terapia a Seduta Singola scritto da  Michael Hoyt, Jeff Young e Pamela Ricroft.

Quindi l’efficienza è ancora una sfida?

Finché avremo una mentalità per cui la  terapia lunga e faticosa è la norma…

…si!  Cercare di essere efficienti sarà decisamente una sfida.

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