“Flavio, ma un altro video per aiutarci ad aiutare i pazienti a dormire, per aiutarci ad aiutare pazienti con insonnia? Basta!” Eh si, questo è almeno il terzo video che faccio sull’argomento, però c’è un perché: qualche mese fa ne avevo parlato nel video “Guarire l’insonnia con l’ordalia”, e, precedentemente, avevo anche fatto dei video in cui davo dei piccoli suggerimenti relativi all’insonnia, ma non è tutto qui.
In psicoterapia dovresti sempre chiederti “come funziona il problema”, e non è raro che ciò che produce l’insonnia siano dei comportamenti anche molto diversi tra di loro. A volte quindi chiedere alla persona di fare un comportamento gravoso come l’ordalia, oppure chiederle di curare la propria igiene del sonno, o ancora chiedere semplicemente di non guardare la sveglia quando si sveglia durante la notte, può non essere sufficiente.
C’è infatti quella situazione in cui il tuo paziente è tenuto sveglio dai propri pensieri. Te ne rendi conto, ad esempio, quando ti dice che la sua difficoltà ad addormentarsi, il fatto che lo tiene sveglio, è il “essere costantemente preda di costanti rimuginii”. Costantemente preda di costanti rimuginii, beh però da proprio l’idea della costanza del pensiero. Oppure dal fatto che ti dice che, se si addormenta, quando si risveglia di nuove viene preso da dei costanti pensieri, più o meno problematici. Una tecnica, che si rivela molto utile in questi
casi, è proprio il fatto di fargli scrivere i pensieri. Prima di andare a dormire, o quando si risveglia, deve prendere carta e penna e riversare lì tutti i suoi pensieri.
Attenzione: non li deve rileggere, perché lo scopo di questa tecnica non è quella di andare ad analizzare i pensieri, ma quello di buttarli su carta.
Da un lato questo può dare un sollievo emotivo, infatti ormai sono noti gli effetti catartici dovuti a processi di elaborazione e di abreazione, dati dal fatto di esprimere su carta sentimenti di rabbia, di dolore, anche di paura. Da un altro lato il processo di elaborazione si attiva anche a un livello cognitivo: è una sorta di mettere in ordine i pensieri che, proprio a livello di pensiero, finiscono per essere disorganizzati e caotici, mentre scrivendoli su carta, per forza di cose, acquisiscono linearità, regolarità, ordine, e questo è di aiuto.
Che, una delle spiegazioni, è che pone fine al tentativo circolare disfunzionale di rispondere a domande, ma con risposte che generano nuove domande, che generano nuove risposte, che genereranno nuove domande. In più, unendo le due cose dette prima, mettere nero su bianco dei pensieri che altrimenti sono vaghi e disordinati, permette anche di ridimensionare, ristrutturare il significato legato a quei pensieri.
Se poi ci pensi bene, in sé la tecnica ha anche un effetto ordalico: quando facevo analisi junghiana, perché volevo diventare uno psicanalista junghiano, avevo il compito di appuntarmi tutti i miei sogni, e ovviamente lo dovevo fare subito, appena sveglio. Come sa bene chi si è appuntato dei sogni per un minimo periodo della propria vita, andava a finire che io mi svegliavo subito dopo aver fatto il sogno, proprio nel cuore della notte, come se avessi appreso a dovermi svegliare per scrivere. Ma tu immagina quanto possa essere odioso svegliarsi nel cuore della notte per prendere il quaderno e la penna e metterti li a scrivere quanto hai appena sognato.
Così, non di rado, vivevo il compito in maniera talmente tanto gravosa che, non di rado, finivo per riaddormentarmi piuttosto che farlo, con buona pace del mio analista. Ecco, non è raro che, di fronte al compito di scrittura, il cliente che si sveglia la notte, ti dirà di non averlo fatto, piuttosto ha preferito dormire. Ovviamente valgono una volta di più le cose che ci siamo detti negli altri video: se sono i pensieri che tengono sveglia la persona, ti dovresti domandare che tipo di pensieri sono.
A volte è semplicemente un comportamento disfunzionale che è rimasto in essere, e che potrà spegnersi semplicemente eseguendo questa tecnica. Forse si tratta, invece, di pensieri ossessivi strutturati, o rimuginie, fino a vere e proprie compulsioni rituali mentali. Inutile da dirsi che in questi casi questa tecnica, da sola, potrebbe non rivelarsi sufficiente, potrebbe, addirittura, non essere utile per niente, in alcune situazioni addirittura controproducente.
Io lo so che tu vorresti un video che ti dicesse “fai così e basta” ma, se le cose fossero così semplici, tu non avresti dovuto prendere una laurea per diventare psicologa, o psicologo, e i “counselor” avrebbero ragione a voler fare questo lavoro dopo un corso di appena un migliaio di ore. Quindi, prendi questo video come un ulteriore strumento di informazione professionale, però, se stai cercando invece una via facile per aiutare i tuoi pazienti…
…vedi di pensarci su.
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