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Come si lavora con un disturbo di personalità in Terapia Breve?

Nel video “I disturbi di personalità in Terapia Breve” ho delineato alcuni punti essenziali di come questo tipo di problematiche vengono viste  nell’ottica delle Terapie Brevi, quindi, se non l’hai ancora visto, ti consiglio caldamente di vedere quel video perché non ripeterò dei punti essenziali per comprendere questo video.

Ci sono diversi libri che parlano dei disturbi di personalità in Terapia Breve, ma un libro, da cui attingo sempre molto volentieri, è “Theory and practice of Brief Therapy” di Simon Budman e Alan Gurman. È un po’ datato e non porta dati di ricerca ma, dato che diverse tipologie di Terapie Brevi lavorano in modo diverso, anche molto diverso, sui disturbi di personalità, ho pensato che questo libro fosse tutto sommato utile perché dà delle linee guida generali.

Se hai già visto il libro di cui ti parlavo prima avrai già capito che in Terapia Breve non si cura la personalità, quello che si fa invece è andare a lavorare con le cose che la persona ti porta, le problematiche, le questioni che la persona ti porta, lavorandoci come delle entità a sé stanti.

Quando arriva quindi una persona con un insieme di problematiche riconducibili a lei, che ne caratterizzano modalità di funzionamento ridondanti che sono emerse da tempo, quello che puoi fare è lavorare su di esse singolarmente.

Ma ci sono una serie di dettagli da considerare: in primo luogo va determinato, come sempre, l’obiettivo della terapia. E l’obiettivo non sarà la cura della “personalità”, ma il problema specifico che ti porta la persona.

Come insegniamo anche agli  studenti della nostra scuola di specializzazione in Psicoterapie Brevi Sistemico Strategiche, che la persona ti porti un problema come lo “smettere di essere dipendente dagli altri”, o “smettere di sentire quel senso di vuoto e di voler morire quando l’altro mi lascia”, o “non essere così pignolo e preciso da non riuscire mai a portare a termine il lavoro”, oppure anche arrivare con una serie di deliri e allucinazioni, bene quello che farai sarà lavorare su quell’obiettivo.

Ovviamente nella scuola facciamo un lavoro molto approfondito su “gli obiettivi”, che qui ti evito di andare approfondire, ma che puoi iniziare ad assaggiare cercando qualche mio video proprio dedicato agli obiettivi in Terapia Breve. C’è poi da considerare due modalità di prosecuzione del lavoro.

Alcune Terapie Brevi, infatti, scelgono un singolo obiettivo o aspetto su cui lavorare, da perseguire fino alla fine. Ad esempio, se si sceglie di lavorare sul senso di vuoto, si lavora su quello e si persegue quel lavoro fino a che quel problema non è risolto.

È un lavoro che non mi dispiace perché lo trovo piuttosto pulito e preciso, anche se non è sempre così facile: a volte la persona può avere durante la terapia delle urgenze diverse, soprattutto se è una che passa da una sponda all’altra facilmente, e quindi ,non tenere in considerazione questi cambiamenti di rotta, potrebbe andare a minare l’alleanza terapeutica, che è quindi una cosa che dovrai sempre tenere fortemente in considerazione.

Altre Terapie Brevi, invece, si concentrano su ciò che la persona porta di seduta in seduta. Questo, senza dubbio, facilità l’alleanza perché la persona sente che la stai seguendo, però porta ad un altro tipo di problema che è il fatto di, magari, passare a qualcos’altro prima di aver consolidato l’aspetto iniziale da cui sei partito, e questo ovviamente può portare più facilmente a delle ricadute.

Spesso una cosa che faccio, non sempre questa, ma una cosa che faccio abbastanza spesso, è lavorare prima sui sintomi, se ci sono, che mi porta la persona, per poi concentrarmi su altri aspetti importanti per lei.

Tutto questo, ovviamente, va fatto al netto di situazioni di rischio o pericolose per la persona, o per altre persone, che andrebbero trattate e affrontate per prime. Il lavoro con elementi stabili, ma disfunzionali, nel comportamento e nella percezione della persona sarà probabilmente graduale, ci potrebbe volere un po di tempo, ma questo non toglie il fatto che, invece, si possano produrre dei cambiamenti molto rapidi.

Tuttavia, anche se il cambiamento è graduale e prolungato nel tempo, la terapia può essere comunque breve, perché? Perché la persona, comunque, la maggior parte dei cambiamenti, se non tutti, lì deve fare nella vita di tutti i giorni. Questo significa che le sedute serviranno soprattutto per mantenere la rotta, o aggiustarle, quindi possono diradarsi nel tempo.

Nardone parla di “Psicoterapie Brevi a lungo termine”, cioè terapie che possono durare un po di più del solito in termini di tempo, ma che in termini di numero di sedute comunque sono ridotte, perché la frequenza tra una seduta e l’altra è aumentata.

E a seconda che l’approccio sia più strutturalista o post-strutturalista, ci si concentrerà più o meno attivamente su dei pattern percettivi e comportamentali della persona. Indubbiamente un approccio strutturalista, su cui calza a pennello l’idea di andare identificare percezioni e comportamenti disfunzionali da modificare, andrà miratamente a lavorare su quelli, là dove un approccio post-strutturalista lo farà comunque, ma più come ripercussione indiretta del lavoro sugli obiettivi e le aspettative che la persona porta e identifica.

Spesso, poi, nelle Terapie Brevi la personalità, più, quindi, che come qualcosa di disturbato, viene vista come qualcosa di più o meno influenzante il proseguimento della terapia, cioè qualcosa che può andare, più o meno, a influenzare il lavoro terapeutico. Una persona sfidante, oppure pignola, o che vive molto drammaticamente le relazioni con gli altri, potrebbe avere difficoltà a seguire il lavoro terapeutico.

Se segui i miei video, avrai già capito che, vista in quest’ottica, la personalità ostile di interazione viene considerata soprattutto dal punto di vista degli aggiustamenti relazionali e comunicativi che il terapeuta fa durante le sedute.

Naturalmente, come detto, il lavoro sarà fortemente focalizzato a produrre dei cambiamenti all esterno della terapia della seduta, perché è lì che la persona vive. Di sicuro, se da un lato, anche con le Terapie Brevi, questo lavoro rimane chirurgico e step by step, dall’altro il fatto di non concentrarsi su una patologia del carattere, o su un costrutto teorico su cui lavorare, ma invece su una identificazione netta e graduale dei piccoli comportamenti o percezioni da modificare, rimarrà il nucleo principale di questo tipo di terapie.

 

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