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Per me è un problema di logica: se esistono 500, 700, 1200 approcci di psicoterapia, tanti ne sono stati contati in scritti ufficiali e non, pensare che uno, uno solo sia quello migliore di tutti è illogico.

Ci sono semmai altre questioni da considerare. Ad esempio possiamo domandarci qual è il più efficiente cioè quello che dura di meno, cosa di cui ho già parlato nel video “Il verdetto di Dodo in psicoterapia”; oppure possiamo domandarci come sono diversamente efficaci notando, per esempio, che alcuni tipi di approcci tendono più facilmente a patologizzare tramite etichette la persona; o, sempre rimanendo nell’ambito del processo della terapia, possiamo analizzare se sia meglio che si utilizzi un approccio dove il terapeuta è l’esperto o un approccio dove il cliente viene considerato l’esperto, per esempio come nella Terapia a Seduta Singola o Solution Focused.

Devo dire che negli ultimi anni sto propendendo molto per lo studio dei fattori comuni.

Non ritengo che possano essere la spiegazione di tutto a tutto, ma proprio perché io in generale non considero che possa esserci una spiegazione, un qualcosa di così mainstream da mettere tutti d’accordo e dare una soluzione finale.

Una spiegazione di superficie, che tuttavia contiene un non banale “perché”, è il fatto che non abbiamo a che fare con organi, cioè con unità anatomiche che, su per giù, sono le stesse in tutte le persone quindi su per giù rispondono nella stessa maniera a prescindere della persona, e vorrei sottolineare il “su per giù” perché sostituirlo con “nello stesso identico modo” sarebbe, ed è, un errore molto grossolano.

Stiamo invece parlando proprio di persone, cioè di sistemi complessi e di teorie, costrutti che cercano di spiegarle, che non sono nient’altro che delle idee, delle invenzioni che devono funzionare come da mappa.

E, sebbene qualunque psicologo abbia imparato il concetto di Alfred Korzybski “la mappa non è il territorio” non è sempre così facile andare a considerare che un approccio, un modello, una teoria, un costrutto non è nient’altro che una mappa, non il territorio.

Sono piuttosto dei sistemi esplicativi, che non sono osservabili nello stesso modo in cui possiamo osservare delle metastasi di un tumore oppure lo schiacciamento di una vertebra.

Ciò che andremo a fare è osservare dei comportamenti e da lì dare dei significati di ciò che abbiamo osservato. Non ci sarà nessun complesso edipico nelle braccia di un bambino che si attacca la madre, non vedrai nessuna idealizzazione dentro la bocca di una persona che dice di amare la propria ragazza più della sua vita, né troverai una “metacognizione” sospesa sulla testa di chi riflette ad alta voce sui propri comportamenti e sentimenti.

Sono definizioni, costrutti, mappe, cioè delle spiegazioni di ciò che si è osservato che possono sempre essere sostituite da delle spiegazioni migliori, ma la domanda è: migliori per cosa?

Ecco, questo è un punto chiave: migliori per arrivare a un dato obiettivo.

Se lo scopo è aiutare la persona a liberarsi da un dato problema, allora la mappa ti serve per avere una strada che ti conduca alle soluzioni di quel problema.

Per questo non dovremmo mai innamorarci di un approccio: perché può sempre esserci una mappa migliore.

La verità, purtroppo, è che spesso ci innamoriamo di un approccio perché spendiamo migliaia di euro e migliaia di
ore per studiare e imparare quell’approccio: è dura, ad un certo punto, dirsi che non è abbastanza, che non può fare tutto, che quella mappa è molto utile per arrivare da “x” a “y” nel migliore dei modi, ma non sempre, perché questo significherà che abbiamo bisogno di nuove mappe, e forse che non ne avremo mai abbastanza per compiere quel viaggio
tutte le volte, in ogni situazione possibile e con ogni persona che incontreremo.

Ma questo è umano, è naturale oserei dire, nel significato più letterale della parola, è una cosa della natura.

Ciò che è innaturale, invece, è innamorarsi di un approccio, sposarselo, metterselo al dito dicendo che sarà lui e
solo lui per tutto il resto della nostra vita. La verità, temo, è che la monogamia non è cosa in questo campo: non puoi prestare fedeltà ad un solo modello perché il rischio, se deciderai di non tradirlo mai, è che prima o poi…

…sarà lui a tradire te.

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