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Cosa puoi fare con un tuo paziente che soffre di insonnia?

Innanzi tutto dovremmo definire che cosa intendiamo per “insonnia”: La persona non riesce ad addormentarsi? Si addormenta ma poi si risveglia più o meno frequentemente durante la notte? Si risveglia troppo presto la mattina e poi
non riesce più ad addormentarsi? E ancora, ci sono altri disturbi psicologici correlati? Magari delle condizioni mediche?
L’uso di sostanze? E l’igiene del sonno com’è?

Ecco, i problemi del sonno, anche solo l’insonnia che ne è una piccola parte, richiedono un’attenta valutazione.

Ovviamente tutto richiede un’attenta e particolare valutazione ma, nel modo di lavorare molto operativo della Terapia Breve, si richiede proprio per questo tipo di problema una valutazione operativa molto attenta.

Infatti spesso è ciò che la persona fa a determinare la qualità del sonno: questo è uno dei motivi per cui di fronte a un problema del sonno una delle prime cose che faccio, che la letteratura suggerisce di fare, è andare ad indagare l’igiene del sonno.

A che ora va a dormire la persona? E a che ora si sveglia? Se per esempio è una persona che va a dormire alle 4 del mattino e si sveglia all’una del pomeriggio non c’è tecnica psicologica che possa servire: deve cambiare le sue abitudini.

E ancora, cosa mangia a cena oppure prima di andare a dormire? Fa esercizio fisico? Prende dei farmaci o altre sostanze,
anche legali come il caffè? Insomma ci sono tutta una serie di questioni che, tra l’altro, sono cose che abbiamo studiato all’università negli esami di psicopatologia generale o di psicofisiologia del sonno, che però è importante andare a ripassarsi.

A corroborare quanto i comportamenti della persona influiscano sui problemi del sonno, c’è quel caso, che ho citato già in qualche video, di quella persona che si svegliava tutte le notti alle tre e un quarto.

Quando le chiesi come facesse a sapere che si trattava sempre dello stesso orario, mi disse che la prima cosa che faceva quando si svegliava era controllare la sveglia. Il mio intervento non fu né più né meno che dirle di smettere di controllare la sveglia.

Puff….

In circa una settimana cominciò a riaddormentarsi poco dopo essersi svegliata e in altre due settimane non si svegliò più.

Però, rimanendo sull’insonnia da risveglio o da addormentamento, c’è una tecnica che storicamente è utilizzata all’interno della terapia breve: l’Ordalia.

Ne ho già parlato in un altro video, “La tecnica dell’ordalia”, e voglio rassicurare i presenti: si può dire sia “ordàlia” alla latina, sia “ordalìa” alla francese.

Lo storico caso che l’ha introdotta nelle terapie brevi è probabilmente quello di Milton Erickson, citato in “Cambiare gli individui”. Il mago del deserto chiese a un uomo che da quindici anni soffriva di insonnia moderata ma che era diventata grave dopo la morte della moglie, non dormiva più di un paio d’ore a notte, quale fosse il compito di casa, la faccenda di casa che più odiasse in assoluto.

L’uomo rispose senza indugio: passare la cera sul parquet di casa, perché non sopportava l’odore della cera.

Così Erickson gli disse che avrebbe dovuto passare la cera nei prossimi giorni dalle otto di sera alle sette del mattino. Dopo pochi giorni l’uomo decise e di dormire solo trenta minuti, per riposarsi un po’, ma si svegliò alle sette della
mattina successiva.

Nei giorni successivi si coricò alle venti di sera dicendosi che, se non si fosse addormentato dopo un quarto d’ora, si
sarebbe alzato per dare la cera.

In breve l’uomo preferì dormire che dare la cera in casa e, nel follow-up ad un anno, ancora dormiva splendidamente.

Cioè non è che dormiva per un anno di seguito, ma nel senso che riuscì a ritornare a dormire regolarmente.

Un caso simile, sempre citato in “Cambiare gli individui”, è quello del medico che da dodici anni andava a dormire alle due del mattino svegliandosi alle quattro. Erickson scoprì che l’uomo da sempre rimandava la lettura di una serie di libri, così gli prescrisse che tutti i giorni, tutte le sere dalle dieci e mezza alle sette del mattino sarebbe dovuto stare seduto a leggere i libri.

In breve l’uomo dichiarò di cadere addormentato dopo neanche quindici minuti, il che dimostra quanto Erickson fosse stupefacente nel risolvere i problemi correlati all’insonnia. In puro stile dell’ordalia, vediamo come alla persona venga assegnato un compito sgradevole o impegnativo e come preferisca, piuttosto che mettere in atto quello, cessare il proprio sintomo col comportamento problematico.

Ora non farmi un errore: non andare in giro a chiedere alle persone di pulire parquet o di leggersi dei trattati solo perché hai visto questo video di sei minuti, che peraltro dovrebbe solo darti un’introduzione per andare poi ad approfondire
altrove questo tipo di formazione. In particolare c’è una riflessione che immagino avrai fatto: ci vuole una forte relazione, una forte attenzione alla comunicazione per riuscire ad indurre una persona ad eseguire questo tipo di compiti.

Un errore che a volte si fa nel leggere Erickson, è dimenticarsi il ruolo, il luogo e l’epoca in cui operava: un medico nell’Arizona di metà dello scorso secolo. Erickson era uno che poteva chiedere ad una giovane madre di sedersi per otto ore sopra il figlio vandalo in modo da ristabilire i confini generazionali. Se oggi una madre facesse una cosa simile l’arresterebbero, la metterebbero alla pubblica gogna e probabilmente le farebbero una diagnosi di una qualche particolare variante di un disturbo di personalità.

Comunque, sicuramente, studiandola bene l’ordalia è una tecnica molto utile per l’insonnia: quando una persona sa che, piuttosto che dormire, dovrà mettersi a fare un compito particolarmente gravoso, impegnativo o sgradevole sarà
probabilmente portato a pensarci se non sia il caso…

…di dormirci su.

 

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