Come puoi aiutare un paziente che viene da te per un problema di decisione?
Avevo già parlato dei casi di decisione nel video “Indecisione patologica, la tecnica della monetina” però ci torno su per un motivo preciso: il motivo è che nonostante le manualizzazioni noi sappiamo che non può esistere un solo modo di aiutare le persone e qui devi fare attenzione.
Mi capita non di rado di vedere persone che sono state da altri colleghi che hanno applicato un protocollo alla lettera per quel tipo di problema senza ottenere risultati. In realtà la cosa va benissimo, i colleghi sono stati eccezionali nel seguire il protocollo, la maggior parte le volte devo dire che qualche miglioramento c’è stato, e però non è bastato.
Il punto è che il protocollo non può mai prescindere dalla persona, e delle volte, soprattutto se siamo colleghi più giovani, tendiamo a stare molto sul manuale perdendoci l’unicità della persona.
E questo vale ovviamente anche per i miei video, posso fare un video su 1,2,3,5 tecniche per affrontare l’indecisione ma non è detto che una o tutte e cinque possano essere utili, dovrai doverle adattare, cambiare o utilizzare qualcos’altro a seconda di chi avrai di fronte, giusto?
Ok, era lapalissiano però andava detto, e quindi, qual è un modo, un altro modo per aiutare la persona indecisa?
Ho già parlato della miracle question, o domanda del miracolo in un paio di video e oggi lo farò di nuovo, proprio per affrontare questo tipo di problema.
La miracle question è una tecnica elaborata da Steve De Shazer dove si chiede sostanzialmente alla persona di immaginare e descrivere uno scenario senza problemi e può essere utilizzata anche nelle questioni in cui c’è una forte indecisione.
Anche qui ci sono una serie di modi in realtà per farlo, per usare la miracle question in questo modo, però mi limito a dirtene 3:
Il primo modo è quello di chiedere alla persona di immaginare e descrivere il futuro A e il futuro B, cioè i due futuri su cui c’è un’ indecisione tra quale scegliere. Se ad esempio la persona non sa se
lasciare o meno il partner puoi chiederle proprio di descrivere i due futuri, tutto il futuro in cui lascerà il partner, come sarà eccetera eccetera, e poi il futuro in cui deciderà di non farlo, come sarà eccetera eccetera. Nelle nove logiche questo può essere spesso un modo di portare la persona a creare consapevolezza, proiettandola proprio in uno scenario futuro. Naturalmente, così come si fa di norma nella miracle question, devi esplorare per bene i due scenari, ma non mi metto a rispiegarlo perché sarebbe il terzo video dove spiego com’è la miracle question quindi nel caso ti invito ad
andare a vederli.A volte alla fine della seduta la persona capisce quello che doveva capire per prendere la decisione, a volte non è una questione di capire al livello razionale, analitico, è più una questione di sbloccare qualcosa, in questo senso sempre nell’ottica delle nove logiche, e anche qui ci sono i vari video che ti puoi andare a vedere, riguarda più il fatto di evocare nuove risorse, la tecnica va in questa direzione. Altre volte ancora invece alla fine della seduta non avviene lo sblocco ma nei giorni successivi sì: hai messo in moto qualcosa che poi necessita dei giorni successivi, dell’esperienza dei giorni successivi, per arrivare a compimento.
Questo è decisamente un modo molto diretto di usare la miracle question per i problemi di indecisione, però ce n’è almeno un altro: nel secondo modo chiedi alla persona di immaginarsi lo scenario futuro, come sarà nel momento in cui avrà preso la decisione, anche se non sa quale decisione avrà preso. In pratica chiedi alla persona di immaginare un futuro, anche domani, in cui avrà preso la decisione e di descrivertelo, anche se non sa qual è la decisione che avrà preso. Deve descrivertelo, che differenze noterà? In un carteggio con Harvey Ratner, il collega britannico mi ha detto che questo è il suo modo preferito di usare la miracle question con i problemi di indecisione, e effettivamente dà dei risultati interessanti. Bisogna naturalmente essere abili nella vita della persona a notare qualcosa che non c’è, le differenze, pur non sapendo qual è la scelta che ha preso, quindi devi orientare la sua attenzione su tutte quelle che saranno comunque delle differenze che si potrà aspettare nel momento in cui la scelta, qualunque sia, sarà presa. E quello che viene fuori è molto intrigante e utile.
C’è poi un terzo modo modo che ho letto nel libro “Constructive Therapies” in particolare nel capitolo 6 di Walker e Peller e che è molto particolare. In pratica si chiede alla persona di identificare quali saranno i primi indizi, segnali, particolarità che le diranno che la scelta giusta è la prima o la seconda o la terza. Inviti praticamente a chiedere alla persona di descriverti quali sono gli indizi che possano aiutarla a capire quale sia la scelta giusta, non è sempre facile però spesso si può fare ed è molto utile. Spero di averti dato qualche idea ma come diceva Ratner, sempre nel nostro carteggio:
nessun metodo funziona per tutte le persone, quindi quando di fronte hai una persona con cui non sai cosa fare la cosa migliore che ti invito a iniziare a fare è capire bene chi hai di fronte, chi è lei,
per poter capire come funziona e come adattare la terapia su di lei…al di là di qualunque indecisione.
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