Un mese fa sono stato in Australia, a Melbourne, dove sono stato invitato come rappresentante italiano della Terapia a Seduta Singola al terzo simposio nazionale di Terapia a Seduta Singola. E ho parlato di una cosa interessante.
Cioé, poi che è interessante lo dico io ovviamente, è una
cosa che mi sta interessando da un po’ però penso che possa esserti utile.
In una delle due relazioni che ho tenuto ho infatti parlato del Mindset, la mentalità che deve tenere un terapeuta breve e ora tu dirai una cosa:
la cosa che dirai probabilmente è: ” Che palle, la mentalità del terapeuta breve, ma che cos’è? Ma che vuol dire?”
Ecco, perché qui c’è un errore,
quando si parla di Terapia Breve spesso si fa l’errore di pensare a un tipo di terapia che abbia necessariamente qualche sofisticata tecnica paradossale o qualche ingegnosa manovra comunicativa, però non è solo quello!
Anzi ti direi che non è primariamente quello che fa sì che una Terapia Breve sia breve.
In un articolo molto interessante, Paolo Migone disse che tutti i terapeuti vogliono essere brevi, però il punto per me è che non tutti studiano per farlo.
E quando dico studiano appunto non intendo tanto che studiano delle tecniche, ma che studiano le modalità per essere più brevi.
Per esempio Jeff Young dice che la Terapia a Seduta Singola è un sistema di erogazione di un servizio, un “sistema di erogazione di un servizio”… Che se ci pensi è un’idea ristrutturante e destrutturante.
Pensaci, vedere la TSS, cioè la possibilità di fare un intervento che duri una sola seduta completa in sé come un servizio da erogare… A questo punto cambia anche il modo in cui tu ti vedi, perché tu diventi un professionista che eroga dei servizi, nello specifico la TSS, ma vale per qualunque tipo di servizio, l’EMDR, l’ipnosi, il training autogeno, la mindfulness, eccetera…
Eroghi dei servizi.
Questo ha delle implicazioni gigantesche, per esempio una è il completo ripensamento del perché adotti l’uno o l’altro approccio terapeutico, non sei più un terapeuta che utilizza la terapia X perché se ne è innamorato, ma lo fai perché rientra nei servizi che tu eroghi.
Si passa dall’amore per una parrocchia alla scelta consapevole di qualcosa fatta perché quel qualcosa è la cosa veramente migliore per la persona che si ha di fronte.
Pensaci ancora meglio, a quel punto se stai erogando un servizio non lo farai più, non lo “vedrai” più come lo vedresti se ne fossi innamorato.
Uno dei problemi per cui esistono terapie molto lunghe, mi dispiace dirlo, è il fatto che ci innamoriamo di teorie che ci dicono che la terapia DEVE essere lunga.
Ce lo dicono come se fosse una legge di natura, infatti una delle più inconsistenti critiche che ho sentito muovere alla TSS o alle Terapie Brevi in generale è il fatto di dire: “Se dura una sola seduta o poche sedute non è terapia”.
Scusa, ma nella parola “terapia” c’è forse scritto quanto deve durare? E quindi è terapia solo se dura dalle nove sedute in su? Dalle 12 sedute in su? Da dove deriva questa idea? Ci hai mai pensato, da dove deriva l’idea che una terapia per essere tale deve essere lunga?
Forse da Freud, o da un dominio psicoanalitico neanche troppo lontano nel tempo che si è andato ad inserire talmente bene nei nostri interstizi culturali da far sì che tanto i non addetti ai lavori, quanto i professionisti reputino oggi che la terapia deve essere lunga.
Ho fatto questo esempio della lunghezza perché è molto semplice, ma il punto è che se hai questa mentalità, una mentalità da innamorato, una mentalità non critica direi, sarà molto difficile riuscire a fare una Terapia Breve, e dire “da innamorato” non è un caso, perché che cosa fa l’innamorato?
Vede soltanto i pregi nel suo oggetto d’amore, oppure se vede dei difetti tende a giustificarli, come faceva la mia paziente che stava con un partner violento e diceva “ma poverino è perché ha avuto un’infanzia difficile”.
Ma quindi qual è la mentalità del Terapeuta Breve?
Che poi a dirla tutta dovrebbe essere la mentalità semplicemente del terapeuta efficace…
Un primo punto è ovviamente evitare gli innamoramenti.
Ma come?
Non ho onestamente una risposta pienamente soddisfacente, e probabilmente è anche giusto che sia così, però quella che ho adesso, su cui mi baso per ora, è una ovviamente molto semplice: sii pragmatico!
Se una cosa funziona ed è ovviamente etica, e qui si aprirebbe una parentesi su che cosa significa “etica”, cosa intendiamo, ma evito di aprirla, continua a utilizzarla!
Vorrei spiegarlo meglio, ma per i limiti del video evito di farlo qui, però limitiamoci a dire che l’atteggiamento che dovresti avere è quello che anziché far sì che tu ti innamori di una teoria e la mantieni per tutta la vita, nel momento in cui studiando ti rendi conto che ci sono altre forme di intervento che magari danno dei risultati migliori, ti inizi a fare qualche domanda!
È veramente tanto complesso questo concetto, fiumi di scritti sull’epistemologia scorrono insanguinati sotto questi concetti, ma spero comunque di averti dato un’idea. Un secondo punto sulla mentalità di un terapeuta efficace è: punta all’efficenza.
Se tutta una serie di studi ci dicono che tutti gli approcci principali sono efficaci, cioè funzionano dovremmo probabilmente iniziare a domandarci quali sono quelli più efficienti, cioè quali sono quelli che impiegano un minor numero di risorse, tra cui c’è anche il tempo.
Steve De Shazer diceva che il modo migliore, o quantomeno il più veloce, il primo da adottare, per passare da un punto A a un punto B è quello di tracciare una linea retta. Se ti disinnamori del tuo modello comincerai a chiederti quali modi migliori ti permettono di fare quello che fai in tempi più brevi.
Questo per esempio è il motivo per cui cominciai a studiare diversi modelli di Terapia Breve, non mi accontentavo solo di uno, volevo diverse opzioni perché ci sono diverse persone con cui lavorare. Arrivati qua si apre uno scenario fatto di tanti studi consolidati che ci dicono come abbreviare la terapia, ma proprio perché tu vuoi adottare una mentalità critica, non ti accontenti, sei sempre in un’ottica di ricerca e di avanzamento. Detto in altri modi ci sono una serie di principi e di pratiche, non soltanto di tecniche, che si è visto che se ti metti in una mentalità critica e inizi a studiarle e applicarle permettono di ridurre il tempo della terapia, ma poi di base è un po’ quello di cui parlo dentro ai miei video, ai miei scritti, o quello che insegniamo nella nostra scuola.
Spero di aver stimolato qualcosa, anzi mi farebbe piacere leggere qualche commento a riguardo, magari confrontarci e trovare un incontro…
…di mentalità
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