Mi piace la mutevolezza dell’acqua.
Non amo le etichette, perché imprigionano in un contenitore.
Il peggio è che è una prigione mentale.
Sei tu a non riuscire a uscire dall’etichetta, a credere che sia più reale del reale. “Non ho autostima” che vuol dire?
“Gli uomini sono tutti X. Le donne sono tutte Y.”
“Lui è uno psicotico.” Se vedi una paziente “psicotica” o un paziente “anoressico”, quanto ti stai portando dietro?
Quanto provi un senso di disagio vicino a un senzatetto? Quanto la tua mano va vicino alla borsa se passi accanto a un Rom?
Le statistiche sono importanti, soprattutto in ambiti come quello sanitario. Sapere che c’è un certo tasso di rischio di suicidio quando ci troviamo con una persona che ha una costellazione di comportamenti e atteggiamenti che viene etichettata come “depressione”, o che mentire non è poco comune in chi fa largo uso di certe sostanze, è utile.
Ma riesci a ricordare che sono statistiche e definizioni?
Riesci a trattenere la tua mano?
Riesci a non prendere la forma del contenitore?
Cosa succede se scopri chi hai di fronte? Se lo scopri dall’etichetta?
Io non studio per “curare un Disturbo Ossessivo Compulsivo”: studio per aiutare una persona.
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