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Quale un buon modo per capire il problema del paziente? Farsi fare un esempio.

Exemplo plus quam ratione vivimus. Viviamo più tramite esempi che tramite la ragione.

Non perderti nelle tue elucubrazioni. Non cercare mentalmente la pagina del manuale che ti descrive cosa sta vivendo chi hai di fronte.
Chiedigli un esempio.

Una delle frasi più importanti che ho imparato vedendo le sedute di Giorgio Nardone è: “Che significa?” “Sono depresso.” “Non amo mia moglie.”
“Non ho autostima.”
“Ho attacchi di panico.”
“Sto male.”
“Voglio morire.”
… Chiedere al paziente “Che significa?” ciò che sta dicendo è il primo passo, perché significherà sicuramente qualcosa di anche solo leggermente diverso da ciò che significa per te (e non può che essere sempre così, ma questa è un’altra storia). E il passo successivo è farti fare un esempio, possibilmente un esempio recente.

Lo sostenevano già Fisch e gli altri nel libro “Le tattiche del cambiamento” (1982). L’esempio ti dà una percezione operativa e comportamentale di come funziona il problema, di quali cose vengono fatte dalla persona e quindi magari anche di quali andrebbero bloccate (hai visto il mio video sul blocco delle tentate soluzioni?), di chi è coinvolto, di quando e come e dove si manifesta il problema… Un esempio. Inizia tutto così.

P.S.: per avere qualche idea sulla Definizione del problema fatta in modo chiaro ed operativo potresti partecipare a uno dei nostri workshop in Terapia a Seduta Singola. Visita www.terapiasedutasingola.it

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