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“Cambiare il contesto del problema cambia il problema.” Una delle cose che tengo sempre d’occhio durante la terapia è la possibilità di cambiare qualcosa nel modo in cui il problema funziona.

Non è raro che sia dipendente dal contesto (che intendo non solo come il luogo in cui avviene, ma le intere modalità che lo interessano) e che, cambiandone una parte, cambi il problema stesso.

A volte basta veramente poco. La persona riesce ad accorgersi che qualcosa HA cambiato e che quindi può cambiare qualcos’altro, e poi altro, e poi altro… A un alcolista chiesi di tenere un diario di bordo, mutuato dalla stessa tecnica che Nardone usa per gli attacchi di panico, in cui segnare, velocemente, una serie di informazioni (data, ora, luogo, situazione, persone presenti, pensieri, sensazioni, voglia di bere 1-5, “Ho bevuto?”) nel momento esatto in cui aveva l’impulso a bere. Inoltre, gli dissi che se avesse bevuto avrebbe dovuto farlo in un’altra stanza della casa che non fosse la cucina, dove beveva abitualmente.

Questi due piccoli cambiamenti ci permisero di diminuire le volte in cui l’alcol lo vinceva e di scoprire di essere forte abbastanza per vincerlo lui, aprendoci la strada a un lavoro fruttuoso.

Ecco, qui, in questo esempio, c’è un aspetto importante. A volte la tecnica è risolutiva, ma non sempre – anzi, non spesso. È una leva che fa aprire una porta quanto basta per metterci il piede dentro: dovrete poi lavorare per infilarvi con tutto il corpo e andare dall’altra parte.

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