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Qual è uno degli interventi fondamentali
nella terapia strategica?

Ovviamente bloccare le tentate soluzioni
disfunzionali.

Negli anni ’70 John Weakland elabora questo costrutto: Le attempted solutions

Cioé le soluzioni tentate, ma cosa sono?

In pratica sono tutte quelle cose che la persona fa per cercare di risolvere un problema

o come risposta al problema stesso

ma che in realtà non lo risolvono affatto, lo mantengono così com’è o addirittura lo peggiorano.

Da qui c’è una logica conseguenza.

E la logica conseguenza è che ovviamente il modo migliore per risolvere un problema

è bloccarle queste tentate soluzioni, bloccare le cose che la persona sta facendo,

ma che stanno peggiorando il problema o lo stanno
comunque mantenendo in vita.

Bloccare le tentate soluzioni disfunzionali.

Così non è strano se nel mio lavoro di andare a

individuare le logiche sottostanti gli
interventi di Terapia Breve ho trovato che

molti di questi hanno proprio questo
scopo: hanno lo scopo di andare a bloccare

le tentate soluzioni; di fermarle; di
stopparle; di fermare quei comportamenti.

E questa è una cosa che può valere per
situazioni molto semplici ma anche molto complesse.

Ad esempio c’era quel caso di
una persona che venne da me perché durante

la notte si svegliava continuamente,
tutte le notti, a un orario ben preciso

le chiesi come facesse a sapere che si
svegliava proprio a quell’ orario

e mi rispose che la prima cosa che faceva era guardare la sveglia e l’orario era sempre quello.

Così la mia prescrizione fu quella di bloccare questa tentata soluzione

e le dissi: “smetti di guardare la
sveglia, se ti svegli rimane a fissare il soffitto,

senza guardare che ore sono”, e la volta dopo non aveva più il problema..

In un’altra occasione a una persona che mi disse che si perdeva nei suoi rimuginii mentali

le dissi di fare, nel momento in
cui ci si trovava, una cosa molto semplice:

schioccare le dita e dire “torna qui, torna qui” e semplicemente facendo questo

smise di perdersi nei rimuginii,
riuscì a tornare nel presente.

In pratica è semplice come cosa, perché possiamo
dire che ci sono tutta una serie di

interventi che quello che fanno è andare a bloccare in modo diretto il comportamento della persona.

Qui c’è una cosa interessante e
recente:

Qualche settimana fa ho parlato del
libro “Creative Therapy in Challenging Situations”

di Michael Hoyt e Monte Bobele in cui c’è
anche un mio contributo

in cui per la prima volta parlo, anzi scrivo, delle nove logiche sottostanti gli interventi di Terapia Breve

e ovviamente c’è anche questa logica però c’è una differenza importante adesso

rispetto a quello che scrissi allora, infatti considera che

anche se il libro è uscito pochissimi mesi
fa, io l’ho scritto ormai più di un anno e mezzo fa

il capitolo, i tempi per un
libro per scrivere poi farlo uscire,

andare in stampa, ecc ecc..
sono questi qui, e rispetto allora,

rispetto ad un anno e mezzo fa, ho cambiato una cosa, infatti non parlo più di

“Bloccare le tentate soluzioni
disfunzionali”.

Infatti l’amico e collega

Bernardo Paoli mi ha fatto notare che
questo tipo di interventi

non va bloccare le tentate soluzioni, ma va a bloccare in senso più generale, in senso più lato,

tutta una serie di comportamenti
che il terapeuta ritiene disfunzionale,

Già parlare di tentate soluzioni farebbe
riferimento a un costrutto teorico particolare,

invece si bloccano i
comportamenti che si ritengono

disfunzionali, al di là del costrutto
utilizzato.

Ma perché ti sto dicendo tutto questo?

Già… perché?

No, lo so perché, lo so..
Perché in realtà penso che sia molto più

intuitivo e facile e semplice e diretto
parlare di interventi che vanno a

bloccare in modo diretto appunto dei
comportamenti anziché parlare di tentate soluzioni

parliamo più specificamente,
più generalmente anzi, di comportamenti.

Per fare un altro esempio c’è una tecnica
che Giorgio Nardone chiama

“Congiura del silenzio”

di cui ho parlato già in un
altro video, che molto semplicemente

funziona così: chiede alla persona di
smettere di parlare di un determinato problema

perché parlarne non fa altro
che gettare benzina sul fuoco,

alimentarlo, renderlo sempre più vivo e
presente.

Ecco, questo è proprio un tipo di tecnica che va a bloccare direttamente un comportamento

che non funziona, il parlare in questo
caso, e puoi farlo poi in diversi modi:

puoi farlo in modo estremamente diretto
dicendo “smetti di fare x, smetti di parlare”

o puoi farlo in un modo indiretto,
leggermente più indiretto cioè

facendogli fare qualcos’altro che
blocchi quel tipo di comportamento.

È una logica che mi piace molto perché è
semplice, perché sono interventi veramente

non difficili, che qualunque psicologo o
psicoterapeuta può introdurre

all’interno del proprio lavoro e delle
proprie sessioni,

individui un comportamento che non funziona e chiedi alla persona di bloccarlo,

di stopparlo lì, e ti puoi inventare una
tecnica o puoi chiedere semplicemente

verbalmente di non fare più quella cosa.

D’altronde se qualcosa non funziona è meglio toglierlo,

perché come diceva
Giorgio Gaber: “la felicità..

…non dipende dal superfluo”.

 

 

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