Viene da me una persona che mi racconta essere vittima di indesiderate immagini intrusive,
in cui praticamente si vede far del male ai propri familiari in modi truci e violenti.
Il suo desiderio è, ovviamente, far cessare queste immagini,
però sembra che più tenta di scacciarle, più quelle gli vengono in mente.
Così gli propongo alla fine della seduta, di fare esattamente il contrario:
ricavarsi degli spazi, che decidiamo insieme,
in cui andare volontariamente a cercare quelle immagini.
Sebbene un po’ sia spiazzato all’inizio, si convince lui stesso che scacciarle, finora, non è servito
e che quindi andare a cercarle volontariamente potrebbe porre una differenza interessante.
Infatti, dopo due settimane, torna e mi dice che la quantità
e persino la qualità delle immagini è decisamente cambiata;
dopo altre due settimane le immagini hanno praticamente cessato quasi del tutto di presentarsi;
e al nostro terzo incontro mi dice che le immagini non ci sono proprio più.
Casi, e soprattutto soluzioni, come questo devo dire che sono all’ordine del giorno, sono molto frequenti.
E nel mio studio delle logiche sottostanti gli interventi di diverse Terapie Brevi
ho individuato una serie di tecniche il cui scopo è proprio quello di far aumentare
un determinato comportamento con lo scopo di ridurlo,
o di ridurre la sintomatologia o più in generale il problema a cui è collegato.
Così, attualmente, ho chiamato questa logica “Incrementare per ridurre”.
Penso che questa sia la logica alla base di molti interventi paradossali,
in cui praticamente viene proprio chiesto di mettere in atto esattamente
il comportamento che si vuole estinguere: più nello specifico,
rientrano qui anche, ma non solo, una gran parte di interventi
che ricadono all’interno di quella che viene chiamata la “prescrizione del sintomo”.
Facciamo un esempio da Change, il classico libro di Watzlawick e colleghi,
lì c’è un commesso viaggiatore balbuziente che si rivolge al loro Centro di Terapia Breve
proprio per risolvere il problema della balbuzie, grande ostacolo per il suo lavoro.
A quel punto, dopo averla richiesta,
il terapeuta gli suggerisce proprio di balbettare ancora di più di fronte ai propri clienti,
perché la motivazione è che così quelli presteranno molta attenzione a ciò che gli dice,
cosa che ovviamente ogni venditore desidererebbe.
La volta dopo la persona torna con una notevole riduzione della sintomatologia:
praticamente l’essersi impegnato a balbettare di più ha fatto ridurre la balbuzie stessa.
Questo da un punto di vista di una Terapia Breve in particolare: la Terapia Strategica,
che fa largo uso di questa logica, può essere notato come
in questi esempi c’è un costrutto molto importante sotto, che è quello di “tentata soluzione”,
cioè un comportamento messo in atto dalla persona per risolvere il problema che, però,
non fa altro che peggiorarlo: in tal senso, il terapeuta strategico
vedrebbe lo sforzo di non balbettare come ciò che creava il problema
e la precrizione data va a interrompere, in modo indiretto
attraverso un compito paradossale in questo caso, proprio quello sforzo.
Però nello studio delle logiche non mi sono soffermato tanto sui costrutti teorici appartenenti a diverse terapie,
perché se esaminiamo gli esempi con occhi di diversi approcci possiamo leggere proprio delle diverse realtà.
Infatti, nel libro Psicoterapia Paradossale si fanno molti esempi di questo genere
senza scomodare necessariamente il costrutto di “tentata soluzione”
oppure lo stesso principio lo puoi trovare nell’Intenzione Paradossale di Frankl,
oppure negli scritti di Alfred Adler, che
sembra essere stato proprio il primo a formulare la prescrizione del sintomo.
Insomma, limitandoci a una descrizione per così dire fenomenologica,
troviamo una serie di tecniche e interventi che vanno a chiedere alla persona
di fare di più di quel comportamento di cui vogliono sbarazzarsi, o che è legato al problema.
E quindi ho identificato questa logica sotto cui rientrano tutte queste tecniche,
o da cui partire per creare questo tipo di tecniche.
Devo dire che non sono ancora del tutto certo che “incrementare” per ridurre,
la parola “incrementare” sia il termine giusto, perché lo associamo più facilmente al “fare di più”,
ma questo non lo devi confondere con il “fare più volte”, “fare tante volte”.
In più, posto che questo non è un corso,
e che se sei uno psicologo e vuoi imparare per bene queste logiche
ti invito a fare un salto su www.flaviocannistra.it e a partecipare a una formazione ad hoc,
non posso non sottolineare che, come tutti gli strumenti della nostra categoria,
vanno utilizzate sapientemente anche le logiche:
è ovvio che non vorrai mai invitare la persona a incrementare qualcosa
che possa rivelarsi pericolosa per lei, quindi devi sapere bene cosa fai e… devi studiare.
Fatta questa ovvia, però dovuta, precisazione, e dandoti appuntamento tra una settimana per il prossimo video,
e tra un mese per la prossima logica, fammi sapere cosa ne pensi di quanto ho esposto fin qui
e parliamone, confrontiamoci, scambiamo opinioni: perché questo penso che sia
l’unico modo per far sì che le nostre conoscenze…
…possano incrementare.
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