Per la psicoterapia breve, e in generale per una certa psicoterapia (e, a esser precisi, per una certa psicoterapia breve), il pensiero di Wittgenstein è stato fondamentale.
“Il mondo è tutto ciò che accade” ha delle implicazioni fondamentali.
de Shazer, ad esempio, ci dirà che non ha senso (o, meglio, rischiamo di commettere diversi errori) andando “oltre” o “sotto” ciò che la persona ci dice. Secondo lui, dovremmo limitarci a un ascolto (di ciò che il paziente dice) strettamente focalizzato sulle esatte parole che utilizza (text-focused reading).
“Sono da negare le interpretazioni, gli atti mancati, le comunicazioni indirette, le metafore, i simboli, l’inconscio?”
No. Sebbene facciano parte di altri giochi linguistici, credo che direbbe il secondo Wittgenstein. Cioè di interazioni e scambi che avvengono secondo un altro sistema di regole.
Possiamo sempre usare le interpretazioni e tutto il resto. Basta che rimaniamo consapevoli della nostra scelta. Rimaniamo consapevoli che è una scelta. Come quando decidi a che versione di Poker o di Magic The Gathering giocare: a seconda della scelta varranno certe regole e non altre.
Ma c’è una differenza rispetto a quei giochi: nel caso della psicoterapia, devi scegliere il sistema di regole che ti/vi permetta di fare “punto” (= essere di aiuto alla/al cliente) nel modo migliore possibile (per lei/lui).
E qui c’è un ulteriore considerazione: nella maggioranza dei casi (forse in tutti) solo “giocando” saprai se il sistema scelto è il più adatto per fare punto.
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