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Secondo la W.H.O, World Health Organization, la depressione è la prima causa di disabilità al mondo.
C’è un valore, il daily, che misura quanto un disturbo pesa sulla vita di una persona, che pone la depressione in cima alla lista.

Quindi, di sicuro, è un problema su cui possiamo fare molte riflessioni. Io ne faccio qualcuna qui, rispetto anche alla terapia breve. Voi fate le vostre, pubblicate nei commenti le vostre opinioni, critiche, quel che volete. Apriamo un po’ il dibattito sull’argomento.

Prima cosa interessante: il 4 per cento della popolazione mondiale soffre di depressione, secondo la W.H.O. Vuol dire che è un problema che ci troveremo affrontare sempre di più!
Il 4 per cento: 4 persone su 100. Sono sempre di più.
E questo si lega alle due problematiche con cui ci dovremo confrontare, perché si legano molto alla depressione. Ossia:
1) la compliance con la depressione dà spesso qualche problema
2) il drop out con la depressione molto molto alto.

In questo senso, ovviamente, non penso che sia la panacea di tutti i mali… Ma la terapia breve può essere molto utile, tanto che dà dei risultati buoni anche con la depressione.
Considera che ci sono ormai diversi studi che dimostrano che la terapia breve, diverse forme di terapia breve, di interventi brevi, possono dare dei buoni risultati con la depressione. Sto pensando in questo momento a uno studio relativamente recente, dello scorso anno, in cui dei bambini e degli adolescenti con sintomi depressivi venivano istruiti, tramite un computer, con un programma di 30 minuti, a dare delle risposte adeguate per risolvere determinate problematiche. Dopo solo 30 minuti di software, riuscivano ad avere degli improvement, dei miglioramenti nei sintomi sia ansiosi, sia depressivi, anche ai follow up.
So che molti diranno che non è terapia, è soltanto un intervento e che 30 minuti non sono abbastanza, è comunque un risultato. Secondo me, dovremmo farci delle riflessioni: ad esempio, se con degli interventi  brevi (non necessariamente computer-based), riusciamo ad avere dei miglioramenti iniziali, la terapia poi può, se deve svolgersi, per più sedute, può andare avanti più facilmente sia per noi che per il nostro cliente.

Un’altra cosa che si può fare è seguire poi degli autori di terapia breve che si occupano di depressione. Uno tra tutti, che mi viene in mente, è Michael Yapko, che sono mai decenni che studia la depressione, curando con terapie brevi di matrice ericksoniana e strategica.

In sintesi, secondo me, parlare di terapia breve legata alla depressione è interessante, perché ti può dare degli spunti per riuscire ad affrontare quello che è e sarà sempre di più il male del secolo, del nuovo millennio. Magari ti aiuterà ad avere delle risorse un po’ più efficienti. A volte non sarà sufficiente una terapia breve, né un intervento di poche sedute: avremo comunque una base da cui iniziare

Sicuramente, la depressione sarà sempre di più davanti ai nostri occhi e, come terapeuti, saremo sempre più chiamati a lavorare sia su di essa, sia su tutte le sue implicazioni.
Quindi il mio consiglio è: specializzati adesso su questo problema e non arrivare per ultimo!

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