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Hai mai pensato che un paziente non ci contatta perché la terapia non è come la desidererebbe?
Ovviamente, non vendiamo gelati e non possiamo accontentare tutti. Però, è anche vero che siamo in un periodo in cui i sistemi sanitari vanno costruiti con la persona: non possiamo ignorare completamente i suoi desideri e il suo modo di voler approcciare alla terapia.

Capire le nuove esigenze della persona, per andarle incontro, è d’obbligo, perché altrimenti va a finire che il nostro modo di proporre la terapia ai servizi sanitari diventa obsoleto. E la persona, semplicemente, si rivolge a qualcun altro.

Per esempio, nel 2015, la PricewaterhouseCoopers ha visto che, dal 2013 al 2015, il tasso di accesso alle app del wellness, per il benessere, è raddoppiato.
L’idea comunque è questa: le persone non stanno ad aspettare noi. Quindi riuscire ad adattarsi, e ad adattare quello che facciamo, alle nuove esigenze è d’obbligo.

Un concetto molto interessante che va in questo senso è quello che ha esposto Nicholas Cummings, è Past President dell’APA, l’American Psychological Association 30 anni fa circa. Si chiama “psicoterapia intermittente“, intermittent psychotherapy. L’idea di fondo è quella di dare al paziente la terapia di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno, per il numero di sedute di cui ha bisogno.
Cummings diceva di avere un pochino l’idea di essere quasi come dei dentisti: puoi andare dal dentista per una semplice generale, oppure per un percorso più lungo e strutturato. Con i nostri pazienti dovrebbe essere lo stesso.Nel momento in cui la persona viene, dobbiamo darle la possibilità di venire anche per un solo incontro, o per pochi incontri, o per tanti incontri a seconda del suo problema, e di quella che è la sua necessità del momento.
Questo che significa che alla fine ci saranno terapie più lunghe o terapie più brevi, a seconda della necessità di quella persona, in quello specifico momento.

Una cosa che puoi fare tu è adattare la terapia al tuo modo personale di farla. Quindi puoi fare la terapia al bisogno, o solo in particolare i giorni, o per particolari pazienti, o per particolari problemi.

L’importante è che inizi a dare la possibilità alle persone di venire quando ne hanno bisogno, nel modo in cui ne hanno bisogno. Quello della terapia intermittente, secondo me, è un concetto molto utile.
Il mio progetto, One Session, unisce quest’idea alla terapia a seduta singola. È un’idea, ma non è l’unica!
Anzi se vuoi proporre anche tu su questa scia, ti invito a farlo all’interno di commenti.
È d’obbligo tenere in mente una cosa: il mondo sta evolvendo, la scienza sta evolvendo, e servizi sanitari stanno evolvendo, le persone che stanno evolvendo. E tu, che fai?

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