Tutte le ricerche dicono che la maggior parte dei drop out avviene entro le prime sedute.
Ad esempio, Barrett e colleghi, nel 2008, facendo una rassegna di diverse ricerche sui drop out, avevano visto che tra il 20% e il 57% dei drop out avviene nella prima seduta. Il WHO, nel 2013, facendo una ricerca che ha coinvolto una serie di paesi dell’Unione europea, tra cui anche l’Italia, ha visto che entro la quarta seduta avvenivano il 50% dei drop out.
Come siamo messi in Italia? Non tanto bene. Il nostro paese all’interno dell’Unione europea è all’ultimo posto per il tasso di accesso ai servizi di salute mentale. Secondo diverse ricerche, tra il 60% e addirittura il 90% di chi in Italia ha un “disturbo mentale” non contatta mai uno specialista.
Questo significa un bel po’ di cose. Da un lato vuol dire che pochissime persone in Italia accedono ai servizi di cura mentale, quando potrebbero averne bisogno e trarne beneficio. Dall’altra parte, e questo dobbiamo dirlo, significa anche molte meno possibilità di lavoro per gli psicologi, gli psicoterapeuti, e tutti gli operatori della salute mentale.
Se dovessi pensare ai motivi per cui questo avviene, e immagino che ce ne siano davvero tanti, due in particolare sono: l’idea della psicoterapia come un processo che dura tanto, tanto, tanto, e quindi scoraggia le persone ad arrivare da noi, e i costi.
Cosa possiamo fare noi psicologi in questo senso? Non ho la palla di cristallo, ma provo a dare una mia idea basandomi sulla mia esperienza, i miei studi, e quello che riguarda l’ambito delle terapie brevi. Infatti secondo me, oggi integrare una terapia breve all’interno del proprio modello è un’ottima idea.
La terapia breve ha dato ormai in diversi campi, con diversi disturbi, con diverse problematiche, la dimostrazione che è efficace quanto tutte le altre psicoterapie. C’era un articolo di Nancy McWilliams, psicodinamica, che parla di come stiamo andando verso un’integrazione delle varie forme di psicoterapia, e di come si stanno molto assottigliando le differenze tra diversi approcci.
Quindi, l’idea di poter integrare all’interno dei propri modelli anche delle risorse di terapia breve, dei modi di fare terapia che seguono le logiche della terapia breve, secondo me è una carta che oggi ci dovremmo giocare in molti.
Queste sono quattro cose che puoi fare, secondo me, per iniziare a integrare la terapia breve all’interno del tuo modo di fare terapia: sono delle opinioni mie personali, e mi piacerebbe molto se magari pubblicassi le tue nei commenti, così ci confrontiamo e allarghiamo anche un po’ le idee.
- Apri la mente. Il tempo delle rigidità è finito, come dice Nancy McWilliams. Michael Hoyt, un altro autore che mi è molto caro, dice che dovremmo assumere un approccio multi-teorico in modo da poter switchare da una teoria, un approccio terapeutico, all’altro, a seconda di quello che è più opportuno per il cliente che abbiamo di fronte.
- Comincia a cercare online. Ci sono tantissime forme di psicoterapia breve: inizia a vedere online quelle che possono essere più adeguate a te. Sicuramente troverai un modello adeguato al tuo modo di fare terapia. Informati semplicemente e a costo zero, cercando quello che puoi trovare sul web.
- A quel punto ovviamente passi a studiarti libri. Il mio consiglio è andarti a cercare i golden standard, cioè i libri di quegli autori che vengono considerati le massime autorità all’interno del campo, in modo da poter avere il massimo dell’esperienza all’interno di quello che studi.
- Vai a fare un corso di terapia breve, in Italia o all’estero, con l’autore o con l’approccio che ti ha convinto di più e che senti più vicino a te, in modo tale da poter avere un’esperienza completa all’interno di quella terapia breve.
In conclusione, il fatto che molti clienti droppano velocemente, che molti clienti hanno un’idea della terapia troppo lunga, che molti clienti non arrivano neanche in terapia per paura della lunghezza o dei costi, significa sicuramente una cosa: che il cliente diventa sempre più una leva strategica nella scelta della forma di cura. Non è una cosa strana, sta avvenendo da anni e noi dobbiamo farci i conti. Quindi, se riesci a integrare una mentalità a terapia breve all’interno del tuo modo di fare psicoterapia o consulenza psicologica, chi ne può trarre un vantaggio sarete sicuramente tu e i tuoi clienti.
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